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'Ndrangheta a Reggio, la lotta per il comando di Gallico: estorsioni, appalti e blasone

Nel processo “Epicentro” la testimonianza del collaboratore di giustizia Mario Chindemi

Potere e denaro, controllo del territorio e disponibilità economiche. Gallico, popolare frazione a nord di Reggio, è da sempre considerata una “locale” di ’ndrangheta importante. Prestigiosa, blasonata ed anche potenzialmente ricca per la quantità e la qualità degli appalti. Uno scenario che il collaboratore di giustizia Mario Chindemi conferma in più tornate nell'esame sostenuto in Tribunale nel processo “Epicentro” (verbale di udienza del 21 ottobre) rispondendo alle domande del Pubblico ministero, Walter Ignazitto, che va a fondo delle dinamiche intestine ai clan gallicesi inerenti la conquista dello scettro del comando: «Quindi, sostanzialmente, c'erano anche queste problematiche, legate alla spartizione, diciamo, delle commesse negli appalti. Però, io vorrei tornare un attimo indietro. Per quale ragione, a un certo momento, Paolo Iannò smette di essere il referente a Gallico?». Chindemi: «Paolo Iannò finisce a essere il referente, perché circa nel 2000 venne arrestato. Poi, non so se tra il 2003, il 2002, iniziò a collaborare... E automaticamente poi venne... si sciolse, no?, da essere ‘ndranghetista». Pm Ignazitto: «Per quale ragione poi invece Domenico Chirico cessa di essere il referente a Gallico?». Chindemi: «Domenico Chirico, perché... ora non mi ricordo se è agosto, agosto o settembre, nel 2010 viene ucciso».

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