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Droga: dal Bronx di Trapani alle 'ndrine di Rosarno, 29 arresti

Sequestrati oltre 35 chili di hashish e 5 di cocaina: alcuni elementi di spicco dell’organizzazione che controllava le piazze di spaccio trapanesi, avevano ipotizzato di creare una sorta di cartello, in modo da far lievitare il prezzo dello stupefacente

Blitz antidroga della polizia di Stato. Sono 49 gli indagati e 29 i destinatari delle misure cautelari - uno dei quali ricercato - nell’operazione «Acheron» tra le province di Trapani, e Reggio Calabria per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Un giro vorticoso all’ombra di mafia e 'ndrangheta. Eseguite diciotto misure cautelari in carcere, dieci ai domiciliari, mentre una persona risulta irreperibile. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, hanno permesso di scoprire l’esistenza di due distinte organizzazioni criminali, tra loro collegate, operanti a Trapani e provincia, in grado di garantire il funzionamento di numerose piazze di spaccio sia nel Capoluogo che a Marsala.

Due gruppi collegati

In particolare un primo gruppo, facente capo ai componenti di una nota famiglia criminale trapanese, - da tempo egemone in città nella gestione dei traffici di droga - secondo quanto ricostruito dal GIP del Tribunale di Palermo, aveva organizzato più piazze di spaccio, dislocate in diversi punti della città.
Un secondo gruppo, che vedeva indiziato, quale elemento di vertice, il figlio di un esponente della famiglia mafiosa di Paceco e tra gli aderenti un condannato in quanto ritenuto affiliato a Cosa Nostra, si occupava principalmente di garantire l'approvvigionamento delle sostanze, attraverso la raccolta del denaro, l’organizzazione dei viaggi da e per la Calabria e il mantenimento dei rapporti con soggetti vicini alle ndrine operanti nel rosarnese.

Il "cartello" trapanese, perdite e profitti

In risposta alle attività effettuate durante indagini, culminate nel sequestro di oltre 35 chilogrammi di hashish e 5 di cocaina, alcune persone sono accusate di essere elementi di spicco dell’organizzazione che controllava le piazze di spaccio trapanesi, avevano ipotizzato di creare una sorta di "cartello", in modo da far lievitare il prezzo dello stupefacente e poter così compensare le perdite subite. Nell’attività sono impiegati oltre 150 uomini.

Beninita, Salerno e i rapporti coi rosarnesi

Le indagini hanno preso avvio dall’operazione denominata «Reset 1», culminata alla fine del 2019, nei confronti di diversi componenti della famiglia Beninati, egemone nello spaccio di stupefacenti nel quartiere trapanese noto come «Bronx».

Dei due gruppi criminali, uno faceva capo a Giuseppe Felice Beninita, l’altro a Giuseppe Salerno. Il primo, organizzato in più piazze di spaccio dislocate in vie del quartiere «Bronx» e del vicino Rione Palme, era divenuto punto di riferimento per centinaia di assuntori. Il secondo, legato a Salerno, esponente della famiglia mafiosa pacecota, aveva invece organizzato una associazione per l’approvvigionamento e lo stoccaggio della cocaina, procurata attraverso stretti e costanti rapporti con i rosarnesi Angelo D’Agostino e Felice Gallizzi, vicini alla ndrina dei Pesce: tra i complici Gianfranco Gianni, condannato per associazione mafiosa, che oltre ad organizzare le raccolte di denaro finalizzate all’acquisto di stupefacente, aveva effettuato diversi viaggi in Calabria, con Giuseppe Salerno. La compagine provvedeva a rifornire di cocaina l’organizzazione con a capo Beninati che riusciva tuttavia a procurarsi hashish e cocaina anche tramite fornitori palermitani. L’attività investigativa ha permesso anche di registrare una stretta collaborazione tra l’associazione criminale di Salerno e Leonardo Casano, ritenuto vicino alla famiglia mafiosa marsalese, raggiunto nel settembre scorso da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, nell’ambito dell’operazione «Heperia4».

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