L’avvocato Salvatore Staiano, difensore di Rocco Santo Filippone nel processo «'Ndrangheta stragista» che si sta celebrando dinanzi alla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, controesaminando oggi il collaboratore di giustizia Girolamo Bruzzese, lo ha sollecitato a chiarire i motivi per i quali «solo adesso», a distanza di venti anni dalla sua decisione di pentirsi, abbia chiamato in causa uno dei figli di Filippone, indicandolo come un noto trafficante d’armi. Il penalista, nel suo intervento, ha sollevato dubbi sulle affermazioni di Girolamo Bruzzese, che nel verbale contestato ha voluto scusarsi per quella che ha definito una dimenticanza.
Girolamo Bruzzese, che è stato esaminato anche oggi dal Procuratore aggiunto della Dda, Giuseppe Lombardo, ha invece confermato i legami tra 'Ndrangheta e Cosa Nostra e la doppia affiliazione per i vertici reggini, come i De Stefano e i Piromalli, ricordando anche «di un certo interessamento» della 'ndrangheta per ottenere notizie per la liberazione di Aldo Moro svanito però durante la lunga prigionia dell’uomo politico democristiano, senza conoscerne i motivi. Il processo, che vede alla sbarra il boss di Cosa nostra, Giuseppe Graviano, e il capobastone di Melicucco (Reggio Calabria), Rocco Santo Filippone, per il duplice omicidio dei carabinieri Vincenzo Fava e Antonino Garofalo del 18 gennaio 1994 nei pressi dello svincolo autostradale di Scilla - fatto di sangue inserito nel ben più vasto progetto di attacco allo Stato deciso da Totò Riina - riprenderà il prossimo 20 febbraio, mentre nelle giornate del 23 e 27 febbraio si svilupperà la requisitoria del Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, con la precisazione dei capi d’accusa, il riassunto dei fatti e la formulazione delle richieste al Collegio giudicante.
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