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Il licenziamento al porto di Gioia, l’Orsa: "Mct si è rifiutata pure di incontrare Alessio"

«Il rifiuto al confronto produrrà altre azioni di lotta nell’attesa che il Tribunale del lavoro ordini il reintegro di Macrì»

Sarebbe di oltre l’80%, secondo il sindacato di base Orsa, la percentuale di adesione dei portuali di Gioia Tauro che lunedì hanno incrociato le braccia per protestare contro il licenziamento del segretario nazionale del comparto Porti, Mimmo Macrì, messo alla porta per motivi disciplinari stando alle ragioni dell’azienda Mct, che gestisce il terminal di transhipment, mentre per molti si sarebbe trattato di un licenziamento politico-sindacale. Un dato che cozza con quello diramato ieri da fonti comunque non ufficiali che dava conto di un picco del 35% di primo turno.

Ma, al di là dei numeri, l’elemento che più fa riflettere è il rifiuto al confronto da parte della stessa Mct che non ha preso in considerazione la richiesta di un incontro avanzata dall’organizzazione sindacale durante il sit-in di protesta. La vicenda ha comunque assunto livelli nazionali: davanti ai cancelli d’ingresso dello scalo, a sostenere Macrì erano infatti presenti rappresentanti dei sindacati di base ed esponenti della politica provenienti da tutta Italia. Per l’Orsa, è però disarmante «il cinico silenzio dei vertici di Mct, che – si evidenzia – snobbando l’invito delle forze dell’ordine presenti in piazza, hanno rifiutato ogni interlocuzione con il sindacato e hanno respinto al mittente anche l’opzione di ricevere il sindaco di Gioia Tauro che si era offerto come mediatore istituzionale per addivenire a una risoluzione bonaria della delicata vertenza. Lo sprezzo delle istituzioni conferma l’arroganza di un’azienda che troppo spesso dimentica di essere ospite del territorio, assume atteggiamenti padronali, sfrutta le risorse locali e tiene sotto pressione la nostra forza lavoro con lo spettro del licenziamento».

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