Il restyling del Corso Garibaldi è stato ultimato ormai da anni non senza difficoltà e con tanti problemi. Tra le altre cose le diversità della pavimentazione tanto che anche il sindaco (oggi sospeso) Giuseppe Falcomatà aveva definito il tutto “un’arlecchinata”. Ma c’era una vicenda che andava avanti ormai sotto traccia da tempo. Un caso giudiziario che otto anni addietro fece molto scalpore: vale a dire il danneggiamento delle basole e il sequestro preventivo del cantiere. Era piena estate del 2015 e i Carabinieri avevano apposto i sigilli preventivi all’area di cantiere tra piazza Duomo e via Foti su disposizione della procura della Repubblica. Sarebbe stata la Soprintendenza per i Beni Architettonici, dopo che nei mesi precedenti era stata eseguita un’ispezione sul cantiere, a chiedere l’intervento preventivo perché sarebbero state riscontrate alcune anomalie nei lavori.
La novità è che dopo tutto questo tempo le ipotesi di reato contestate ai titolari delle ditte che stano operando per la riqualificazione della via più importante della città, e a funzionari tecnici e dirigenti del Comune sono tutte prescritte. Troppo il tempo passato da quelle contestazioni che arrivarono peraltro in un momento di forti polemiche con cittadini e negozianti arrabbiati per gli eccessivi e lunghi disagi di un cantiere sempre difficile da gestire.
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