L'ufficio Ups (gestione del ciclo integrale dei rifiuti dell'Ato) ha chiuso. Non serve ormai, anche la chat strumento di confronto tanto informale quanto utile tra gli amministratori locali e la Città metropolitana che per tre anni si è occupata della gestione degli impianti, è stata cancellata. Niente più comunicazioni e risposte in tempi reali, adesso ci si deve rapportare direttamente con Catanzaro con i vertici dell'Arrical, che però ancora a distanza di quasi un anno dalla riforma voluta dalla Regione non ha ancora ultimato la sua “costituzione”. C'è solo il commissario in forza di una proroga alla prima nomina. Manca il direttore generale, non è stato approvato lo Statuto, del resto non c'è neanche il direttivo che avrebbe dovuto rappresentare attraverso i Comuni le diverse aree territoriali della Calabria. Eppure la legge approvata nell'aprile del 2022 aveva fissato un cronoprogramma chiaro: 60 giorni per individuare i Comuni e 30 per lo abbozzare lo statuto. E invece niente. Certo poi c'è l'incognita del giudizio pendente al Tar, la legge che istituisce l'autorità unica di acqua e rifiuti è stata impugnata dalla Città Metropolitana e da diversi Comuni di tutta la Calabria. Il ricorso su cui si dovrà pronunciare il Tar (il 5 aprile la prossima udienza) registra motivi aggiuntivi.
Insomma non è lo scenario più rassicurante con cui guardare all'estate e ad una potenziale impennata dell'emergenza. Si perché nei mesi estivi aumentano le presenze e di conseguenza anche la produzione di rifiuti.
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