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Locri, Vincenzo Macrì estradato ma non condannabile

«Non luogo a procedere» del Tribunale di Latina per il figlio di ’Ntoni Macrì “il boss dei due mondi”

Vincenzo Macrì

Si è concluso con una sentenza di «non luogo a procedere» del giudice del Tribunale di Latina il processo per il reato di ricettazione a carico di Vincenzo Macrì, originario di Siderno, figlio del defunto Antonio Macrì soprannominato dagli inquirenti “boss dei due mondi”. Il magistrato laziale ha recepito le argomentazioni rappresentate dall’avv. Maria Candida Tripodi, difensore del 58enne Macrì, che ha sollevato un’eccezione preliminare richiamando il principio di specialità previsto dalla Convenzione Europea di Estradizione, in quanto il proprio assistito è stato estradato dal Brasile nel giugno del 2018, a seguito di una richiesta del Ministero della Giustizia italiano in relazione ai fatti oggetto di contestazione nel procedimento penale “Acero-Krupy” per i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e di associazione per delinquere di stampo mafioso, così come contestati dalla Procura antimafia di Reggio Calabria e recepita dal Gip reggino nell’ordinanza custodiale emessa il 21 ottobre 2015. L’avv. Tripodi ha altresì evidenziato che l’estradizione dal Brasile non era stata richiesta per altri reati contestati al 58enne Macrì, compreso quello di ricettazione, sia per un altro procedimento penale relativo a un’altra ipotesi di partecipazione in un’altra narcoassociazione ipotizzata dalla Procura di Roma.
In un primo tempo il giudice di Latina ha sospeso il procedimento penale dopo aver acquisito la sentenza di estradizione emessa dall’Autorità giudiziaria brasiliana tradotta in lingua italiana e divenuta irrevocabile in data 11 aprile 2018. In quella sentenza, per come evidenziato dal difensore di Vincenzo Macrì, era espressamente previsto di «non sottoporre l’estradando ad arresto o a processo per un fatto precedente alla richiesta di estradizione».

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