Mentre a Roma si ragiona sul futuro energetico dell’Italia puntando nell’immediato più sui rigassificatori che sulle rinnovabili, e si registra il placet del ministro all’Ambiente, Gilberto Picchetto al mega impianto di Gioia Tauro per arrivare complessivamente a 30-35 miliardi di metri cubi all’anno di Gnl, con i cinque esistenti e i due nuovi di Piombino e Ravenna, in città si riapre inevitabilmente il dibattito tra i contrari e i possibilisti.
A tornare all’attacco, dal fronte del “no”, uno dei responsabili del movimento “NoRigass Calabria” e coordinatore del movimento per la difesa del territorio (MDT), l’urbanista Pino Romeo. «Nel lucroso affare “rigassificatore di Gioia Tauro” – evidenzia – esistono due grossi problemi da rivedere con attenzione: uno è sul metodo e l’altro è sul merito. Il problema sul metodo è dato dalla certificazione del calo dei consumi di gas in Italia per l’anno 2022 pari al 10%, ovvero 68,5 miliardi di metri cubi consumati, contro i 76 dell’anno precedente, e facendo un raffronto ancora più ravvicinato, possiamo affermare che nel mese di gennaio 2023 abbiamo consumato addirittura il 22% in meno rispetto allo stesso mese dell’anno precedente».
Questi i freddi ma interessanti numeri. «Da un certo punto di vista – continua Romeo – il crollo dei consumi di gas si configura come una buona notizia, poiché ci permette di guardare al prossimo inverno con relativa tranquillità, visto che le scorte rimangono altissime e i prezzi continuano a scendere. Però non si capisce affatto come questa tendenza sorprendentemente positiva, e che va avanti ormai da qualche anno, con e senza conflitti, non riesca a mettere in campo una governance dell’energia indirizzata ad ottenere maggior benessere sociale e migliore qualità della vita, invece di farci entrare in un vicolo cieco».
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