Il business dell'edilizia. Tra gli affari prediletti delle ’ndrine di ogni area cittadina c'erano gli appalti pubblici e privati, i lavori di ristrutturazione, le costruzioni di piccoli e grandi condomini. Un tema molto bene conosciuto dal collaboratore di giustizia Giuseppe Stefano Tito Liuzzo, che per sua stessa ammissione era «un imprenditore espressione delle cosche». In rapporti privilegiati con tutti. Le sue conoscenze sono state riversate nel dibattimento del processo “Epicentro”. In udienza (come si ricava dal verbale dello scorso 10 febbraio) il collaboratore di giustizia è stato sollecitato anche dal presidente del Tribunale collegiale, Silvia Capone (giudici a latere Carla Costantino e Andrea Iacovelli). Partendo dalle visite che Liuzzo riceva in azienda per forniture ma anche per i più disparati favori: «Venivano loro. Perché io, Signor Presidente, avevo un grosso deposito di materiale edile. Quindi venivano loro a trovarmi, perché avevo un deposito». Aggiungendo: «Perché molte volte capitava, essendo una rivendita di materiale. voglio dire che c'è del contante. Quindi qualcuno veniva: “Mi puoi cambiare l'assegno”, che era a dieci giorni, a una settimana. Si facevano queste cortesie, tanto per tenere la clientela a essere…». Presidente Capone: «Il cambio dell'assegno era una semplice operazione commerciale e null'altro?». Liuzzo: «Sì, un cambio di assegni, voglio dire così, tra amici».
Inevitabile un passaggio sulle pressioni estorsive.
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