Nelle mille incertezze sullo Stretto, piomba adesso anche il rischio di perdere i fondi del Pnrr. A far suonare l’allarme è una delibera della sezione centrale di controllo della Corte dei Conti, che boccia di fatto l’operato del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ma anche di Rfi, in termini di programmazione e visione a medio-lungo raggio.
Sotto i riflettori, le “esigenze di rinnovo della flotta navale per il traghettamento sullo Stretto” trasposte in due sub-investimenti per complessivi 500 milioni di euro: uno per la ibridizzazione delle navi “Iginia” e “Messina” e la costruzione di una nuova nave ibrida; l’altro per l’acquisto di tre mezzi veloci dual-fuel per il trasporto passeggeri destinati a sostituire mezzi ormai obsoleti. Le conclusioni dei magistrati contabili sono perentorie: «Ministero e società definiscano tempestivamente le linee strategiche che possano utilizzare nel modo più efficace il budget per il rinnovo della flotta di Rfi, secondo criteri che tengano conto della possibilità di non utilizzare più le navi (veloci, ndr) nello Stretto ove alla società non venisse più aggiudicato il servizio di trasporto, ovvero di utilizzare (le altre, ndr) in misura minore ove il Ponte entrasse in piena funzione secondo i tempi annunciati dal Governo. In questa logica vanno calate anche scelte (attuali e future) di acquistare navi “ibride” o di “ibridizzare” navi esistenti, tenuto conto che tale soluzione – pur non essendo in assoluto la migliore dal punto di vista green – può essere un buon compromesso in termini di costi-benefici purché le navi possano essere pienamente sfruttate per tutto il corso della loro vita».
Sarebbe il caso di rivedere programmi e progetti, insomma. Ma come si è giunti a queste valutazioni finali dei magistrati? Lo scenario è doppio: da un lato il traghettamento ferroviario Villa-Messina, dall’altro i collegamenti veloci Reggio-Messina.
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