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Aeroporto di Reggio, l’errore più grave? Richichi: restare fuori dalla Sacal

L’ex assessore comunale interviene sulla crisi del “Minniti”. Il ruolo della Città Metropolitana può diventare la chiave di volta: «Il rilancio è possibile, ma senza strumentalizzazioni politiche»

«La situazione attuale di crisi del “Tito Minniti” parte dall’errore madornale commesso nel momento in cui si è formata la Sacal: il Comune di Reggio avrebbe dovuto fare anche l’impossibile per entrare nel capitale e nel consiglio di amministrazione». Non ha dubbi Domenico Francesco Richichi, ex assessore comunale all’urbanistica e alle problematiche aeroportuali, che interviene sugli ultimi sviluppi del caso aeroporto.

«L’intervento del prof. Michele Buonsanti, con le puntuali ed ineccepibili dimostrazioni, tecnicamente illuminanti – entra nel merito Richichi – fa cadere le penose motivazioni relative alle limitazioni che interessano lo scalo aeroportuale reggino, addotte finora quali ragioni della inutilizzabilità dello stesso. Così, oggi, il re (Sacal e certa politica) è nudo e non è più ammissibile alcuna scusante. Utile anche la presa di posizione della Città Metropolitana che si ribella di fronte alle iniziative della Sacal e al disinteresse di buona parte della politica locale. Si aggiunge l’interrogazione parlamentare di Riccardo Tucci, anche importante perché, finalmente, coinvolge il Parlamento nella questione aeroporto». Secondo Richichi, però, «l’on. Tucci parte da presupposti non corretti: i 60 milioni di euro di cui parla non sono destinati alla riqualificazione dell’aerostazione – tra l’altro non prioritaria anche in vista di un suo auspicato spostamento – ma al rifacimento della recinzione del sedime aeroportuale e ad altre piccole opere; anche il riferimento al bacino di utenza dell’aeroporto dello Stretto di un milione di passeggeri non è reale: oggi è a malapena di 400mila; inoltre, la subconcessione, dallo stesso ipotizzata, porterebbe ad un accollo, per almeno 10 anni, di perdite medie annue vicine ai 2.500.000 euro. Sarebbe sostenibile la subconcessione, oltre che di dubbia configurazione giuridica, considerate anche le competenze di una società madre che ha il diritto dovere di gestire la crescita di tutti gli aeroporti che amministra, compreso l’aeroporto dello Stretto? Pensare di tornare alla gestione autonoma dell’aeroporto, sganciandolo nuovamente dalla Sacal, sarebbe un rischio, se non un azzardo per la sopravvivenza dell’aeroporto: nessuna società di gestione potrebbe garantire il pareggio di bilancio relativo a un traffico di meno di 500mila passeggeri l’anno (media di 366.000 annua negli anni 2017-2018- 2019) a cui conseguirebbe un deficit di, almeno, 2 milioni e 500 mila euro annui.

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