Oltre alla famigerata Statale 106, non a torto conosciuta da oltre trent’anni come la “strada della morte”, nel territorio collinare e montano della Locride esistono, specie nell’area più a sud del comprensorio, almeno altre 6-7 strade provinciali molto pericolose e con un rischio di percorribilità altissimo in fatto di incidenti, molti dei quali, com’è finora avvenuto, tragici. Arterie strette, abbandonate, per lunghi tratti impercorribili, senza una segnaletica adeguata, prive di barriere di protezione anche in diversi punti critici, piene di buche o smottamenti e avvallamenti laterali, disseminate di incroci e parte dei quali abusivi o non a norma, senza, di notte, un’adeguata illuminazione. Insomma non strade normali ma poco più che mulattiere o percorsi simili a quelli esistenti lungo il tragitto, in Arabia Saudita, del “Rally Dakar”. Ma pure arterie, purtroppo, visto l’alto numero di vittime, disseminate di croci, lapidi e mazzi di fiori.
Ed è proprio in una di queste arterie provinciali ad altissimo rischio, la Natile di Careri-Bovalino, che nel primo pomeriggio di giovedì scorso si è consumata l’ennesima tragedia della strada che ha distrutto una famiglia. Hanno perso la vita Caterina Pipicella, 39 anni, e i suoi due figli, Giusy e Giovanni Marvelli, di 13 e 10 anni, che si trovavano a bordo di una Fiat Panda uscita fuori strada e a sbattere in modo violentissimo, prima di finire in un canalone, contro un muro di cemento armato.
La tragedia ha scosso tutta la comunità di Careri e l’intero comprensorio pre-aspromontano, provocando in tutti un immenso dolore e sensi di smarrimento e angoscia. Il sindaco di Careri, Giuseppe Pipicella, profondamente scosso, ha proclamato per oggi il lutto cittadino: i funerali, con inizio alle 15, si svolgeranno a Natile Vecchio nella chiesa di Santa Maria del Soccorso.
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