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'Ndrangheta, Mandamento Ionico nella Locride: ecco il "sistema federale". I nomi

La sentenza della Cassazione sul filone col rito ordinario cristallizza l’esistenza dell’organizzazione verticistica dei clan. Rese definitive altre 25 condanne a un totale di oltre trecento anni di reclusione

La Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha riconosciuto l’esistenza e operatività del “sistema federale della ‘ndrangheta”, come ricostruito dalla maxi operazione della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, confluita nel processo “Mandamento Ionico”, definito con il rito ordinario, che si è concluso con 25 condanne definitive a un totale di oltre 3 secoli di reclusione. Gli imputati sono accusati, a vario titolo e con modalità differenti, di reati che vanno dalla partecipazione all’associazione mafiosa unitaria denominata ’ndrangheta a reati fine aggravati dalla finalità di agevolare l’attività della predetta associazione mafiosa.

Nel dettaglio la decisione dei giudici della Seconda sezione penale ha stabilito l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata nei confronti di Essaadia Maani, assolta “per non aver commesso il fatto”, come richiesto dall’avv. Febbraio. Assolto anche Francesco Milieri “per non aver commesso il fatto”, difeso dall’avv. Russo. Annullata la sentenza per l’imputato Francesco Mollica, (avv. Gallo), limitatamente alla pena principale, rideterminata in anni 10 di reclusione. Sentenza annullata anche per Giuseppe Pelle (cl. 60), limitatamente al reato di cui al capo F1), “per non aver commesso il fatto”, ed eliminato il relativo aumento di pena in continuazione nella misura di anni 1 di reclusione. Per la posizione di Leonardo Policheni, difeso dall’avv. Minniti, i giudici hanno annullato limitatamente al reato di cui al Capo H4), “per non aver commesso il fatto”, disponendo la trasmissione degli atti ad altra sezione della Corte di appello di Reggio Calabria per la rideterminazione del trattamento sanzionatorio. Rideterminata la pena in 11 anni e 4 mesi per Carmine Sergi, difeso dagli avvocati D’Ascola e Bavaro, che hanno ottenuto una riduzione rispetto al merito, coadiuvati dagli avvocati Scudo e Femia. La pena è passata da 24 anni del primo grado a 19 dell’appello.

Sentenza annullata per Vincenzo Sergi (12 anni) “limitatamente alla sanzione accessoria della revoca dell’indennità di disoccupazione dell’assegno sociale, della pensione sociale e della pensione di invalidità civile fino alla completa espiazione della pena, che elimina”, con conferma nel resto. Spicca tra le altre pronunce quella di annullamento senza rinvio nei confronti di Antonio Pelle (classe ‘87), figlio di Giuseppe Pelle.

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