«Sono emersi tutti gli elementi che consentono di ravvisare la sussistenza di una associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, la cui prova può essere data anche mediante l’accertamento di facta concludentia». A scriverlo sono i giudici della Corte di appello di Reggio (presidente Filippo Leonardo, consiglieri Adriana Trapani e Claudio Treglia), nelle motivazioni della sentenza del processo di secondo grado, con rito abbreviato, nato dalle indagini denominate “European ’Ndrangheta Connection - Pollino”, coordinate dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio, sulla scorta delle investigazioni eseguite dalla Squadra Mobile della Questura di Reggio con il supporto del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato e del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro.
Nelle oltre 600 pagine i magistrati reggini sottolineano i motivi che li hanno portati a rideterminare le pene per 21 imputati confermando la decisione del gup distrettuale in relazione ad altre 12 posizioni per condanne poco oltre i 3 secoli di reclusione per 33 imputati e un’unica assoluzione, quella di Giuseppe Pelle (cl. ’98), difeso dagli avvocati Giuseppe Bartolo e Antonio Russo, che veniva accusato di procurata inosservanza di pena in favore del padre Antonio Pelle (cl. ’62) alias “Vanchelli”.
Per i giudici dell’appello all’esito del processo «sono indiscutibilmente emersi: la reiterazione di condotte di importazione dall’estero, trasporto, acquisto e cessione di rilevanti quantitativi di sostanza stupefacente di varie tipologie (principalmente cocaina) ad opera degli associati variamente in concorso tra loro; i contatti continui, per un lasso di tempo considerevole, tra gli associati, i quali si interfacciavano costantemente al fine di discutere e realizzare reati in materia di stupefacenti; i frequenti viaggi per il rifornimento della droga sia dal Nord Europa (in particolare Olanda e Belgio) sia in Italia a mezzo di veicoli appositamente modificati e con numerosi corrieri, tre dei quali arrestati in flagranza di reato nel corso dell’indagine per il possesso di ingenti quantitativi di cocaina».
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