Dopo avere guidato per anni la Filt-Cgil, oggi Nino Costantino è il responsabile trasporti della Cgil Calabria. Anche lui, in questi giorni, ha seguito il dibattito in atto sulla crisi che ha investito il “Tito Minniti” e la sua posizione in merito è molto critica. «Sull’aeroporto dello Stretto – afferma – mi pare di assistere a un nuovo giro di valzer con posizioni che cambiano a seconda degli interlocutori: per farsi una idea sarebbe interessante prendere la rassegna stampa fra il 2015 e il 2018 e confrontarla con il dibattito di oggi».
Una storia che si ripete uguale a se stessa senza arrivare mai a una soluzione. A proposito, lei ha una proposta concreta?
«Una di buonsenso: essendo la Regione il socio di maggioranza della Sacal, la classe politica reggina in modo unitario chieda l’immediata convocazione del Consiglio regionale aperto per una discussione seria, pubblica e trasparente. È quello il luogo dove verificare impegni concreti. Altrimenti il dibattito continuerà con i soliti inutili rimpalli di responsabilità. E con qualche ipotesi strampalata sul cambio di gestione, oltre tutto a maggioranza privata. Una vera assurdità».
La Cgil ha sempre indicato un percorso in questi anni...
«Sarebbe importante ricordare perché è fallita la Sogas. Ma i motivi reali di quel fallimento sono stati rimossi come anche la perdita di 107 posti di lavoro diretti oltre a circa 150 nell’indotto. Negli anni precedenti al fallimento la Provincia di Reggio che deteneva il 67% delle quote societarie ha ripianato per numerosi anni il mancato pagamento delle quote di altri enti come quelli messinesi. Furono fatti anche dei decreti ingiuntivi. Quel fallimento è stato societario ma soprattutto politico».
Ma dopo il fallimento c’è stata la gara.
«Sì, e a chi ha dimenticato ricordo che la Sacal c’è proprio per questo, non per uno scherzo del destino. Nel 2016 lo scalo reggino non interessava a nessuno. Aggiungo che allora la Filt-Cgil aveva fatto passaggi formali sulla società di gestione di Catania per garantire continuità e futuro al “Tito Minniti”, ma quella società si sottrasse a qualsiasi ipotesi di partecipazione. Diciamo la verità: la Sacal fu, di fatto, “obbligata” a partecipare alla gara per salvare lo scalo dello Stretto con l’opposizione feroce della politica lametina e di tutti coloro che pensavano che la situazione finanziaria del “Tito Minniti” avrebbe causato ripercussioni allo scalo di Lamezia».
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio
Caricamento commenti
Commenta la notizia