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Melito, parto in ospedale... in emergenza: Mahomed sta bene, la sanità no

Per fortuna la giovane mamma marocchina è giunta in orario di Consultorio. Non c’è termoculla, solo una copertina. La pesata? All’arrivo a Reggio

Vagiti di un bimbo appena nato al pronto soccorso. Un evento divenuto oramai straordinario al “Tiberio Evoli”. Il miracolo della vita ha dato uno scossone al tran-tran ospedaliero, mettendo in risalto le due facce della sanità attuale nell’Area Grecanica: da un lato le carenze organizzative croniche del nosocomio; dall’altro la dedizione dei professionisti che sono chiamati a erogare l’assistenza e continuano a farlo brillantemente. A dispetto di tutto.
Il parto è avvenuto ieri mattina alle 8,36. Qualche minuto prima la donna, di nazionalità marocchina, si era presentata al Consultorio h12, dove aveva chiesto dell’ostetrica Paola Infortuna, che l’ha seguita durante la gravidanza. In un italiano stentato ha fatto capire di non sentirsi molto bene. Nel visitarla, la dottoressa Infortuna si è subito resa conto che si stavano rapidamente creano le condizioni ideali per il parto. D’intesa col dottore Antonio Alvaro, coordinatore del Consultorio, ha avvisato il servizio 118 per il trasferimento immediato della paziente al Grande ospedale metropolitano. Sull’ascensore però la situazione si è evoluta improvvisamente, con la rottura delle acque che ha fatto cambiare programma e destinazione. La partoriente è stata pertanto accompagnata al pronto soccorso dove, a distanza di pochi minuti, ha dato alla luce Mahomed, un bellissimo bimbo di poco più di 3,6 chilogrammi.
La mancanza di una termoculla è stato uno dei problemi da affrontare. Per il trasferimento agli Ospedali Riuniti di mamma e figlio i medici si sono dovuti arrangiare, scegliendo di fare ricorso alla classica copertina per preservare il neonato. Fortunatamente tutto è filato liscio, ma vengono i brividi solamente a immaginare cosa sarebbe potuto succedere se il tutto si fosse verificato di notte, quando il consultorio è chiuso.

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