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Reggio, due carceri in stato di emergenza

Ieri la visita del presidente dell’Unione sindacati di polizia penitenziaria Giuseppe Moretti. «Situazione insostenibile con pochi agenti di polizia penitenziaria per fronteggiare detenuti che sono ben oltre il numero tollerabile»

Giorgio Federico, Antonino Bruno, Massimo Musarella, Giuseppe Moretti Francesco Laura, Alfredo Liotta, Corrado Di Martino

C’è una battaglia silenziosa che si combatte tutti i giorni tra le mura degli istituti penitenziari della Calabria. E in questa battaglia non fa di certo eccezione Reggio. Nei due plessi di San Pietro e Arghillà gli agenti della polizia penitenziaria si confrontano tutti i giorni con una situazione esplosiva: carenza ormai cronica di organico, sovraffollamento e aggressioni quasi quotidiane da parte di detenuti con problemi psichiatrici. Le richieste di aiuto che arrivano dai rappresentanti di categoria nel corso degli ultimi anni hanno trovato poche sponde a livello politico e, per questo motivo, le storiche rivendicazioni della polizia penitenziaria si ripropongono col cambio di ogni governo. Rivendicazioni che, nel 2023, arrivano fino alla richiesta della dichiarazione dello stato di emergenza nelle carceri.
Nella giornata di ieri, il presidente della Unione sindacati di polizia penitenziaria Giuseppe Moretti ha voluto vedere con i suoi occhi le condizioni in cui versa l’istituto “Panzera”. Moretti è stato impegnato in un sopralluogo nei due plessi di San Pietro, nel quale sono ristretti i detenuti di massima sicurezza, e di Argillà dove ci sono quelli di media sicurezza. Parliamo di due plessi con soli 270 poliziotti della penitenziaria a fronte di una popolazione detenuta di quasi 700 persone. «La situazione delle carceri a Reggio Calabria è allarmante – ha dichiarato Moretti –. Il personale vive una situazione di grande disagio: dalla scarsa salubrità nel posto di lavoro fino alla mancanza di una caserma soprattutto ad Arghillà. Questo problema vogliamo portarlo ai vertici del Dipartimento e anche alla politica. È impossibile tollerare che gli agenti non abbiano un posto dove riposarsi e debbano stare all’interno di ex celle. Come possiamo tollerare che il personale sia trattato in questo modo?». La carenza di organico, fa notare il sindacalista riguarda anche l’istituto di San Pietro, «dove a fronte di una pianta organica di 41 unità ne sono presenti neanche la metà e ciò comporta uno stress eccessivo per gli agenti che lavorano all’interno delle sezioni detentive e un aumento dei problemi di sicurezza. Noi siamo per la sicurezza e per la legalità. Questo governo ha iniziato la sua attività sostenendo che avrebbe assunto dei provvedimenti per le carceri. Noi stiamo chiedendo la dichiarazione dello “stato di emergenza” e la situazione di queste due strutture è tale che secondo noi richiede provvedimenti straordinari. Noi siamo pronti a confrontarci con la politica con la quale abbiamo aperto in dialogo molto costruttivo e in questa fase chiediamo azioni concrete».

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