È uno dei quartieri più popolosi di Palmi, adagiato su una collinetta ubicata a ridosso del centro storico, a meno di un chilometro da piazza Primo Maggio. San Giorgio vive da anni in uno stato di semiabbandono, lasciato al suo destino neanche fosse l’ultima periferia disabitata della città. Da tempo i residenti chiedono all’amministrazione comunale maggiore attenzione, ma quegli appelli sono caduti sovente nel vuoto. Quasi nessuna manutenzione del verde pubblico, un’opera pubblica ferma da decenni, strade divenute nel tempo ricettacolo di rifiuti e deiezioni di cani.
Basta percorrere la via Carbone, accesso principale al centro storico per chi viene da fuori città, per rendersi conto di quanto poco si sia fatto negli ultimi anni per rendere questo quartiere residenziale un posto accogliente per chi ci vive.
Il cantiere infinito e i murales tra le sterpaglie
Via Carbone arriva su via San Giorgio. Dopo la curva a destra, la bellissima vista del monte Sant’Elia alle spalle e il mare blu in lontananza. Sulla sinistra un grande spiazzo che doveva fungere da parcheggio per una struttura sportiva (prima un palazzetto dello sport, poi un campo da tennis) in costruzione forse da tre decenni. Negli ultimi anni l’amministrazione Ranuccio aveva ripreso i lavori, da mesi ormai sono di nuovo fermi. Quando i palmesi potranno giocare a tennis in quel campo resta ancora un mistero. Di certo ci sono i milioni di euro spesi per pagare le progettazioni e i piccoli avanzamenti dei lavori.
Scendendo verso il centro storico, sulla destra si dovrebbero ammirare i grandi murales delle vittime di mafia fatte dipingere un anno fa, ma la vista per chi è in auto è ostruita dalla folta vegetazione delle aiuole poste come ornamento sul grande marciapiede. Anche lungo il marciapiede la sporcizia la fa da padrona. Sul lato opposto della strada un altro marciapiede al quale manca una ringhiera. Prevista nel progetto originario, quando quel tratto fu ristrutturato, non è stata mai applicata. Sotto uno strapiombo di circa sei metri. Della serie: attenti a dove mettete i piedi!
Il parco della civiltà contadina
Progettato e realizzato dall’amministrazione guidata dal sindaco Armando Veneto sul finire degli anni ’90, il parco della civiltà contadina è il più grande polmone verde della città, per dimensioni è anche maggiore della più importante Villa Mazzini, bellissima terrazza naturale sul tirreno e lo Stretto di Messina.
Il parco versa in condizioni di abbandono ormai da decenni. Nessuna amministrazione comunale è riuscita nel corso degli anni a decidere cosa farne. Sembra diventato un peso talmente grande che non rientra più neanche tra i progetti da sbandierare durante le campagne elettorali. Neanche l’amministrazione comunale attuale, guidata dal sindaco Giuseppe Ranuccio, sembra avere le idee chiare in merito. Il primo mandato della compagine amministrativa si è concluso lo scorso anno e l’inizio del secondo mandato non pare avere portato consiglio. Da mesi si parla di un fantomatico progetto di riqualificazione per il parco della civiltà contadina, ma di concreto al momento non c’è un bel niente. Intanto, all’inizio dell’estate la vegetazione cresce rigogliosa come sempre, gli arbusti hanno superato di slancio il metro e mezzo di altezza, le piccole stradine che tagliano e circondano il parco sono piene di immondizia ed escrementi di cani. I più civili tra i padroni che portano i loro animali a fare una passeggiata nel parco hanno improvvisato un cestino dell’immondizia attaccato a un albero. Il Comune, infatti, dopo avere accettato tacitamente che il grande spazio verde pubblico venisse trasformato in un enorme bagno per i cani, non ha trovato il tempo di metterci neanche un cestino.
Nel parco si possono ammirare lo scheletro di una casetta in legno, che nel progetto originario doveva ospitare un punto di ristoro; e la carcassa di un dehors in metallo che era stato sequestrato una decina di anni fa a un bar e lasciato nel parco ad arrugginirsi. Adesso, dopo che i vetri della struttura sono stati frantumati, è diventato un grande immondezzaio abusivo. Morale della favola, mentre i tantissimi bambini che vivono nella zona sono costretti a giocare per strada, il grande parco resta abbandonato. Eppure, basterebbe poco per renderlo fruibile ai cittadini, non solo a quelli del quartiere. Se invece di progetti irrealizzabili si riuscisse pulirlo con costanza, magari le famiglie e i ragazzini potrebbero godere di una bellissima area verde per giocare e andare in bici, fare jogging o semplicemente per stare sdraiati su un prato.
Una gemma in mezzo al degrado
Tra via Carbone, il parco della civiltà contadina e via Raffaello è incastonata la Casa della cultura. Vanto della città, al suo interno sono custoditi il museo di etnografia e folclore Raffaele Corso, la pinacoteca Leonida e Albertina Repaci, la biblioteca comunale Domenico Topa e l’antiquarium Nicola De Rosa.
L’amministrazione comunale Ranuccio ha speso tempo ed energie per farla tornare a essere un luogo vivo tutto l’anno e non solo in occasioni di sporadici eventi culturali. Uno sforzo encomiabile, vanificato in parte dalle condizioni in cui versa il quartiere San Giorgio.
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