Estraneo alle pressioni subite dalla moglie, la rosarnese Giuseppina Pesce, di rinnegare la scelta di collaborare con la giustizia. La Corte d'Appello di Reggio Calabria ha assolto «per non avere commesso il fatto» Rocco Palaia, 51 anni di Rosarno. Difeso dall'avvocato Mario Santambrogio, Rocco Palaia era stato colpito da misura cautelare con l’accusa di aver concorso nell’indurre la donna ad interrompere la collaborazione con il pool antimafia di Reggio Calabria. A Palaia veniva contestato anche di avere inviato dal carcere «precise disposizioni ai familiari» affinché la moglie, appena uscita dal regime di protezione dello Stato, rientrasse in Calabria per controllarne le scelte. La sentenza di condanna di primo grado è stata impugnata dal difensore evidenziando la mancata valorizzazione di una serie di intercettazioni ambientali «che offrivano la prova evidente dell’estraneità alle manovre di altri per indurre Giuseppina Pesce a interrompere la collaborazione con la giustizia». Tesi ribadita dalla Procura generale di Reggio che chiedeva la conferma della sentenza di primo grado. I giudici d'Appello concludevano per l'assoluzione con formula ampia.
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