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Reggio, omicidio Ielo. La rapina camuffata per intimidire il tabaccaio concorrente scomodo

La Corte d’Assise ricostruisce l’antefatto nei motivi della sentenza. "Gli aggressori non hanno neppure perlustrato il piccolo magazzino accanto alle casse ove custodiva una consistente somma di denaro"

Era finito nel mirino della ’ndrangheta Bruno Ielo, il tabaccaio con un passato nell'Arma dei Carabinieri ucciso in un agguato in stile mafioso la sera del 25 maggio del 2017 sulla via Nazionale Catona, appena una manciata di minuti dopo aver chiuso l’esercizio commerciale che aveva trasferito a Gallico. L'omicidio fu preceduto da una violentissima rapina-avvertimento in cui lo stesso Bruno Ielo rimase ferito da una pistolettata alla bocca esplosa da uno dei due “atipici” rapinatori. Per gli inquirenti l'8 novembre 2016, «alle ore 21,15 circa» come annotarono alla sala operativa della Questura, i due autori entrarono in azione a scopo intimidatorio, per fargli comprendere che la decisione di trasferire l'attività commerciale da Concessa Catona a Gallico non era stata gradita. Anzi, veniva osteggiata. E contestata.

Nei motivi della sentenza la Corte d'Assise dedica un rigoroso approfondimento all'antefatto: «Le modalità dell'azione, come riferito dal teste e come riscontrabile dalla visione dei filmati agli atti del fascicolo, apparivano anomale rispetto a quelle di una rapina, poiché, una volta entrati e dopo aver estratto due pistole, anziché cercare di ottenere il denaro eventualmente nelle casse, uno dei due aveva aggirato il bancone e si era portato presso il gestore; il secondo aveva iniziato invece a riversare sul pavimento gli articoli collocati sugli scaffali e ad inveire contro il tabaccaio, colpendolo alla testa con il calcio della pistola. Il soggetto che aveva aggirato il bancone, poi, seppur potesse sembrare dirigersi verso la cassa, aveva cominciato a colpire a sua volta lo Ielo, anch'egli con il calcio della pistola, in volto e in testa».

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