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La Sicilia per salvare il “Minniti” di Reggio Calabria: i due nodi da sciogliere

Si lavora al rilancio dell’aeroporto in ottica biregionale: la Cittadella tratta con le compagnie low cost. Nel bilancio Sacal tutti i nodi da sciogliere fra l’altalena di Ita e limitazioni operative. «Il doppio ordine di fattori lo rende lo scalo meno resiliente nel sistema calabrese»

«Le difficoltà ad attrarre vettori affidabili sugli scali di Reggio Calabria e Crotone non hanno consentito di ridurre ulteriormente la perdita»: è Sacal, la società di gestione dei tre scali calabresi, a mettere nero su bianco le difficoltà del “Tito Minniti”. La considerazione, già sotto gli occhi di tutti, è riportata nel bilancio di esercizio 2022 approvato nei giorni scorsi dall’assemblea ordinaria dei soci con la partecipazione di Regione Calabria, Fincalabra spa, Comune di Lamezia Terme e Camera di Commercio di Cosenza, complessivamente pari al 73,316 % del capitale sociale (Reggio e le sue istituzioni, come noto, sono fuori dalla spa).

Nelle sabbie mobili

Certificato, dunque, il fallimento – almeno fino ad oggi – dei piani di rilancio, Reggio contribuisce in maniera determinante al mancato recupero delle perdite, quantificate da Sacal per il 2022 in 2.484.775 euro. «L’aeroporto di Reggio Calabria – si legge nel bilancio – chiude il 2022, in termini di traffico passeggeri, con un incremento rispetto all’anno precedente pari al 37%. I passeggeri in transito sono stati 201.061 contro i 146.612 del 2021 e i 364.062 dell’anno 2019. Il traffico è esclusivamente domestico e non è stato interessato da vettori charter e low cost. Il “Tito Minniti” può essere definito, all’interno del sistema aeroportuale calabrese, lo scalo meno resiliente, seppur abbia sensibilmente contribuito alla ripresa del traffico grazie ad un’intensa attività negoziale con il vettore Ita che, a partire dalla Iata Winter 2022, ha raddoppiato le frequenze su Roma Fiumicino e Milano Linate».

I due nodi da sciogliere

Nel dettaglio, Sacal osserva che «la minore capacità di ripresa dello scalo “Tito Minniti” (rispetto al 2019) è determinata principalmente da due ordini di fattori: 1) lo stretto legame con Alitalia, oggi Ita, che come noto ha vissuto alterne vicende, e che, nel tempo, ha fortemente penalizzato lo scalo con una ridotta programmazione di collegamenti, un basso load factor quale diretta conseguenza dello schedulato dei voli che non risponde alle esigenze di mobilità del territorio; 2) le criticità derivanti dalla particolare condizione orografica non consentono allo scalo di entrare di diritto nel radar delle principali compagnie low cost, veri attrattori e generatori di traffico».

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