Reggio

Martedì 21 Maggio 2024

Reggio, l’ascesa del “clan degli zingari” nella difficile periferia di Arghillà

Il clan degli zingari che scorrazza oggi più che mai ad Arghillà e le gerarchie di ’ndrangheta a Catona. Su questi temi si è sviluppato l'esame del collaboratore di giustizia Vittorio Giuseppe Fregona nel processo “Epicentro” (verbale di udienza del 12 maggio), la maxi inchiesta della Dda che ha portato sul banco degli imputati capi e gregari delle principali cosche della città. Reggino classe 1977, per sua indicazione esponente dei Rosmini e marginalmente dei Serraino, il collaboratore Fregona ricorda al Tribunale (il collegio è presieduto da Silvia Capone, giudici a latere Cristiana De Pasquale e Andrea Iacovelli) la fase in cui maturò la decisione di troncare rapporti e legami con le cosche cittadine: «Il periodo dell'attentato in Procura. 2009/2010. L'attentato alla Procura Generale». Il Pubblico ministero Walter Ignazitto introduce subito il tema dei suoi rapporti di conoscenza con la realtà di Arghillà: «Ha avuto modo di conoscere i fratelli Andrea e “Cocò” Morelli?» Teste Fregona: «Sì, li ho conosciuti». Pm Ignazitto: «Erano soggetti che orbitavano intorno alla criminalità organizzata? Dediti al crimine?». Teste Fregona: «Andrea, uno dei fratelli, era diciamo con la famiglia Serraino. Era un giovane, diciamo, emergente». Pm: «Ma Lei aveva contatti con questi soggetti, con i Serraino?». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio

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