È finita in Libano, a Jounieh, lussuoso e frequentato capoluogo costiero del distretto di Kisrawan che dista circa 20 chilometri da Beirut, la latitanza del presunto narcotrafficante, ricercato da ben 4 Procure italiane, Bartolo Bruzzaniti. Il 48enne di Africo è ritenuto dai magistrati delle Dda di Reggio Calabria e di mezza Italia un soggetto «di rilievo criminale assoluto» oltre che un presunto affiliato di primissimo piano del potente e ramificato, in Italia e all’estero, clan africese Bruzzaniti-Morabito-Palamara.
Secondo anche i magistrati della Dda di Milano, in passato Bartolo Bruzzaniti avrebbe pure finanziato in Sud America la lunga latitanza del boss e broker mondiale della droga, Rocco Morabito, alias “Tamunga”, anch’egli originario di Africo.
Ad arrestare il ricercato calabrese sono stati i militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria, col coordinamento della Dda reggina guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri, al termine di capillari indagini di polizia giudiziaria compiute col supporto delle più importanti istituzioni e agenzie europee ed internazionali impegnate nel contrasto dei crimini transnazionali nell’ambito del progetto I-Can (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta).
Bruzzaniti, che in alcune vaste aeree del Libano si muoveva liberamente, è stato individuato e arrestato mentre cenava all’interno di un noto e lussuoso ristorante del quale sarebbe (il condizionale è d’obbligo) il “proprietario”. Della sua presenza in Libano erano a conoscenza anche gli investigatori calabresi e italiani dei Carabinieri e della Polizia di Stato.
Bartolo Bruzzaniti a ottobre del 2022 si era sottratto ad una misura cautelare emessa nei confronti di 36 persone ritenute coinvolte nell’operazione anticrimine denominata “Levante” e relativa ad un traffico internazionale di droga per conto della ’ndrangheta.
In alcune recenti inchieste (specie in una coordinata dalla Dda di Milano), oltretutto, è anche emerso che Bartolo Bruzzaniti sarebbe anche riuscito a stringere solidi rapporti, oltre che con storici clan aspromontani, con il camorrista Raffaele Imperiale, anch’egli broker di livello internazionale del narcotraffico, latitante storico arrestato a Dubai e ora, dopo l’estradizione in Italia, divenuto collaboratore di giustizia.
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