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Reggio, l’escalation del clan rom ad Arghillà con la “benedizione” delle 'ndrine 

Processo “Epicentro”: in Tribunale l’esame del collaboratore di giustizia Vittorio Fregona. Botta e risposta sugli intrecci con le cosche: «Cosimo Morelli aveva i suoi ragazzi, non l'ho mai visto battezzare, erano i suoi giovanotti»

Il dominio ad Arghillà del clan degli zingari ed un’ascesa “benedetta” dalla ’ndrangheta di Catona. Due temi, molto più che intrecciati, affrontati nell'interrogatorio sostenuto dal collaboratore di giustizia Vittorio Giuseppe Fregona nel processo “Epicentro”.
L'approfondimento degli scenari d'accusa (verbale del 12 maggio), che ovviamente sarà lo stesso Tribunale a stabilirne la reale portata, ha innescato un vivace contraddittorio tra il Pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, Walter Ignazitto, e il 46enne collaboratore. Nella parte finale, tra “dimenticanze” del teste e risposte quantomeno stentate, si inaspriscono i toni. Pm: «Il fatto che potesse battezzare gli zingari, cioè potesse attribuire agli esponenti della comunità rom un ruolo o una dote di ’ndrangheta, a Lei chi l'ha detta, se qualcuno gliel'ha detto?». Fregona: «Guardi, se Lei vuole farmi dirmi che Cosimo Morelli è uno ’ndranghetista... E glielo dico già in anticipo, che io non lo so per certo». Pm: «No, ma io, guardi, non le voglio fare dir niente. Quindi, io non le voglio far dire nulla. Le dico soltanto che Lei all'epoca disse: “Può battezzare gli zingari”, okay?». Fregona: «Sì». Pm: <E quando gli viene chiesto: “Per conto di chi?”, le dice all'epoca il Pubblico Ministero, Lei dice: “Di Rugolino”. Quindi, dice delle cose che sono di una nettezza, di una perentorietà, di una chiarezza assoluta... Dicevo, il fatto che ci fosse questo legame tra “Cocò” Morelli e Rugolino, e che quindi “Cocò” Morelli potesse battezzare per conto di Rugolino, Lei da chi lo apprende?». Fregona: «Me lo sono formulato solo. Eh, che vuol dire? Che l'ho pensato, l'ho elaborato, e mi son detto: dietro di lui ci sarà Rugolino».

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