Scilla nella morsa dei clan tra racket del pesce spada, pizzo agli esercenti e appetiti sugli appalti pubblici. Tutti rinviati a giudizio gli indagati dell'operazione "Nuova Linea", con l'accusa (per l'ala militare) di fare parte delle generazioni moderne delle ’ndrine di Scilla, come esponenti della cosca “Nasone-Gaietti”. Tra i rinviati a giudizio (con rito ordinario) anche l'allora sindaco di Scilla, Pasqualino Ciccone, e il fratello Gaetano Ciccone (anche lui in passato primo cittadino). Stralciata per difetto di notifica la posizione dell'ex consigliere comunale scillese, Girolamo “Gigi” Paladino.
Il Gup di Reggio Calabria, Vario Trovato, ha disposto il giudizio abbreviato per 19 persone. Altre 20 ritorneranno in Tribunale a Reggio, davanti al collegio presieduto da Fabio Lauria, per il processo ordinario che inizierà il 19 settembre. L'accusa è rappresentata dalla triade di Pubblici ministeri della Dda di Reggio Calabria - Walter Ignazitto, Diego Capece Minutoli e Nicola De Caria - che ha coordinato l'indagine dell'Arma dei Carabinieri.
A vario titolo, il ventaglio delle accuse spazia dall'associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni in concorso, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, turbata libertà degli incanti, detenzione e porto di armi da fuoco, tentato omicidio, trasferimento fraudolento di valori, tutte fattispecie aggravate dall’agevolazione mafiosa.
In abbreviato la figura centrale dell'inchiesta, Giuseppe Fulco: secondo il pool antimafia «appena ritrovata la libertà nel novembre 2018, dopo quasi due decenni vissuti in galera, e nonostante fosse limitato dalla misura di prevenzione della Sorveglianza speciale, avrebbe assunto il ruolo direttivo ai vertici dei “Nasone-Gaietti”».
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