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Reggio, Corte d’Appello in affanno: al Csm si cercano soluzioni

Dibattito aperto sui dati della presidente f.f. Tarzia resi noti in una newsletter

«La presidente facente funzioni della Corte d’appello, Olga Tarzia, ha fatto il punto con i colleghi di Magistratura Democratica avanzando anche qualche proposta in termini di soluzioni percorribili»: così scrivevamo nell’articolo pubblicato lo scorso 5 luglio, a pagina 21, in merito alla scopertura di organico in Corte d’appello. A scanso di equivoci, precisiamo oggi che il nostro articolo ha avuto origine dal contenuto di una newsletter pubblica di Magistratura Democratica datata 3 luglio (“Bando di secondo grado e crisi delle Corti d’appello. Il caso di Reggio Calabria”) e liberamente rinvenibile sul sito internet dell’associazione; nessuna intervista è stata dunque resa dalla presidente Tarzia a noi giornalisti della Gazzetta del Sud, che ci siamo limitati a riprendere il contenuto del documento reso pubblico sul web.
I numeri parlano da soli Chiarita la genesi del nostro articolo, non resta che confermarne l’allarmante contenuto. Perché la situazione, nel Distretto della Corte d’appello di Reggio, è obiettivamente difficile. Su un organico di 27 magistrati sono scoperti complessivamente 14 posti di consigliere giudicante (penale, civile, prevenzione), ai quali si aggiunge un ulteriore posto vacante di consigliere della sezione lavoro (la scopertura complessiva tocca quindi il 51,85%). Nel settore penale, 5 sono le scoperture presso la Prima sezione penale e 3 presso la Seconda; nella sezione Misure di prevenzione-Ingiusta detenzione-Assise è scoperto un posto di consigliere, ancora non pubblicato; sempre nel settore penale, vi è la scopertura dei 2 posti di presidente di sezione Misure di prevenzione-Ingiusta detenzione, di recente pubblicato, e quello di Assise d'appello; nel settore civile sono scoperti 5 posti di consigliere (attualmente la Sezione ha solo il presidente e 3 consiglieri); nel settore lavoro è scoperto un solo posto di consigliere su 5 in organico (in effetti, questa è l’unica sezione che ha raggiunto gli obiettivi previsti per il 2022); nessuno dei 4 magistrati della pianta organica distrettuale destinati alla Corte d’appello di Reggio Calabria risulta assegnato all’ufficio; non è coperto il posto di presidente di Corte d’appello, ed attualmente, pur svolgendo le funzioni di presidente della Seconda sezione penale, esercita il ruolo di facente funzioni proprio dalla dott.ssa Tarzia.
Confronto aperto Le conseguenze rischiano di essere gravissime: non solo l’ulteriore accumulo di arretrato e l’allungamento dei tempi, quanto il rischio di scadenza dei termini di custodia cautelare in maxi-processi (se ne contano oltre 200) scaturiti da indagini della Direzione distrettuale antimafia.

Proprio in questi giorni, la terza commissione del Consiglio superiore della magistratura sta lavorando al bando di secondo grado. Sarà sufficiente per Reggio?
Il dibattito, anche nella “bacheca virtuale” di Magistratura Democratica, è aperto. «In terza commissione – riferisce Domenica Miele, consigliera del Csm eletta con MD – stiamo lavorando al bando di secondo grado (con la speranza che i posti che verranno messi a concorsi siano poi effettivamente ricoperti). Il secondo grado è diventato il collo di bottiglia del sistema, lì dove rischia di arenarsi tutto il lavoro fatto in primo grado, e la sconfitta del sistema diventa plastica ed evidente. Inoltre, la cronica sofferenza delle Corti rende sempre meno appetibili le funzioni, rischiando di determinare un corto circuito irrisolvibile: se vi sono poche domande, i posti non si coprono; se i posti non si coprono, i carichi pro capite aumentano e i posti diventano sempre meno “appetibili”, e dunque le domande saranno sempre minori. Non solo. A volte, pur a fronte di una percentuale di scopertura di organico molto bassa, le corti continuano ad essere in sofferenza. A mio parere è dunque necessario, da un lato, aprire un confronto con il Ministero al fine di stimolare una riflessione sulla revisione delle piante organiche degli uffici di secondo grado, anche alla luce delle intervenute riforme processuali (improcedibilità) che, a distanza di quasi due anni dall’entrata in vigore, stanno facendo emergere l’inadeguatezza numerica degli organici per far fronte alle tempistiche previste dalla riforma. Nel contempo, ritengo che sia indispensabile avviare in Consiglio una riflessione su come e dove il Csm, nell’ambito della normazione secondaria e nei limiti delle proprie competenze, può e deve intervenire – conclude Miele – per rendere maggiormente appetibili le funzioni di appello, nell’ottica della effettività della risposta giudiziaria».

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