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Locride, quindici arterie considerate ad altissima pericolosità

Sono 15 le strade nella zona Jonica reggina considerate ad altissimo rischio e sulle quali si consumano una serie impressionante di incidenti, spesso mortali. Si tratta, in ordine di importanza e traffico veicolare, della Statale 106, della strada di grande comunicazione “Jonio-Tirreno” e della strada provinciale Natile di Careri – Bovalino.
Lungo, infatti, questi tre nastri d’asfalto calabrese morire in un incidente, specie nell’ultimo decennio visto l’aumento del volume del traffico, non è mai stato così facile viste. Non è, quindi, un caso che lungo questi tragitti le aree laterali delle carreggiate o i guardrail siano disseminate di croci, lapidi e mazzi di fiori. Vie, insomma, di comunicazioni trasformate in cimiteri all’aperto. Ma pure strade, come l’importantissima Statale 106, ovvero l’ “artigianale” e unica “autostrada” lungo la costa ionica calabrese (circa 400 chilometri da Reggio Calabria a Roseto Capo Spulico, in provincia di Cosenza) dove paradossalmente lungo il tracciato figurano ponti di mussoliniana memoria e ai lati delle carreggiate, centinaia e centinaia di ingressi o accessi abusivi, case, villette, negozi, bar, ospedali, scuole, ferrovia e decine di accessi, con tanto di passaggi a livello, alla costa e ai lungomari delle cittadine.

Solo negli ultimi 10 anni, per come del resto è stato più volte ribadito a gran voce nell’ultimo triennio, dai vertici dell’Organizzazione di volontariato “Basta vittime sulla Strada Statale 106” e da Fabio Pugliese, lungo l’arteria ionica della Calabria sono decedute, a seguito di incidenti stradali, circa 230 persone: una media, quindi, di circa 23 decessi all’anno. Negli ultimi tre anni, purtroppo, la tendenza è peggiorata: dalle 13 vittime del 2020 si è passati alle 21 vittime del 2021 fino alle 27 vittime dello scorso anno. In questi primi sette mesi del 2023, gli schianti mortali sono stati quasi venti. Una carneficina. Uno dei tratti di Statale 106 (lungo il percorso tra le quattro province della Calabria ce ne sono almeno 10 ad altissimo rischio) ritenuti molto pericolosi e con un tasso alto di mortalità è il tragitto di circa 50 chilometri tra Roccella Ionica e Davoli Marina, comune del Soveratese. È proprio qui, in questo tratto maledetto di Statale 106, che, in particolare, la cittadina di Roccella ha pagato il tributo più alto in termine di vite spezzate prematuramente e tragicamente: ben 5 solo negli ultimi due anni. Ad agosto del 2021, alla periferia di Riace, a perdere la vita in un tragico impatto furono il comandante della Polizia municipale roccellese, Alfredo Fragomeli, e i coniugi Silvestro Romeo, sottufficiale dei carabinieri, e Giusy Bruzzese, dipendente comunale. A marzo del 2022, invece, a morire, alla periferia di San Sostene, nel soveratese, furono due giovani e fraterni amici, Davide e Gabriele Origlia. «Questi sono omicidi di Stato - le pesantissime parole pronunciate a Roccella nell’omelia dal sacerdote Francesco Carlino nel corso dei funerali -. Lasciare, da anni, in queste condizioni la 106, significa essere mandanti e complici di vere e proprie stragi».

Se lungo la famigerata Statale 106, non a torto conosciuta ormai come “la strada della morte”, e lungo l’altra pericolosa arteria della “Jonio – Tirreno”, si piange spesso, lungo la strada provinciale Natile di Careri – Bovalino non si ride affatto. Tutt’altro. Pure qui, infatti, l’ultimo decennio, in particolare, è stato costellato da lutti, tragedie, disperazione e famiglie distrutte. Lungo questa pericolosa arteria, infatti, che collega i paesi aspromontani alla costa ionica della Locride negli ultimi anni hanno già perso la vita 9 persone. L’ultima tragedia ha distrutto un’intera famiglia di Natile di Careri.

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