La distribuzione dei detenuti nelle celle all’interno delle carceri reggine plesso “San Pietro” nella delicata scelta tra reggini, calabresi, e fuori regione; e tra personaggi riconducibili alla ’ndrangheta cittadina o dei mandamenti “Piana” e “Locride” o alle altre organizzazioni criminali, a seconda del profilo personale apicale o con ruolo secondario. Su questo tema specifico è stato avviato il controesame, a tratti spigoloso, del principale teste dell'accusa, l'assistente capo Gianni Chiapparella (verbale di udienza dell’1 giugno). L’investigatore ha risposto al fuoco di fila di domande dell'avvocato Giacomo Iaria, legale dell'ex direttrice delle carceri reggine, la dottoressa Maria Carmela Longo, che è l'imputata principale.
Avvocato Iaria: «Lei ha già riferito al Tribunale della distribuzione dei detenuti al carcere di San Pietro tra la sezione Cariddi e la sezione Scilla. La sezione dove sarebbero allocati solo ed esclusivamente i reggini sarebbe la Cariddi, giusto?». Chiapparella: «Di un certo spessore». Iaria: «Mentre alla Scilla c'erano i non reggini, quindi appartenenti, diciamo, all'entroterra della Piana e della Locride, è corretto?». Chiapparella: «Sì». Iaria: «Mi dice quanti sono detenuti reggini alla Cariddi». Chiapparella: «Presenti 106 detenuti, di cui 38 Reggio Calabria, 54 della provincia e 14…». Iaria: «38, quindi, Sezione Cariddi. Mi dice quanti sono, invece, nella Sezione Scilla, quella che dovrebbe essere dei non reggini?». Chiapparella: «Allora, 107, di cui 23 di Reggio Calabria e 72 della provincia».
Il tema è delicato, anche perchè tra le imputazioni sostenute dalla Procura c'è anche quella dell’assegnazione della cella all’insegna dei favoritismi della cella per detenuti familiari o esponenti delle stesso gruppo criminale.
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