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Delitto Scopelliti, 32 anni senza verità processuale. La figlia Rosanna: “La mia bimba si chiede perché il nonno non c'è”

Il giudice Antonino Scopelliti

Lo scorso 9 agosto aveva affidato ai social un appello durissimo in cui, pur nel «massimo rispetto della magistratura», aveva chiesto di «ricominciare da zero» nelle indagini. Aveva implorato di arrivare finalmente a quella Giustizia, altrimenti «non ci sarà un altro 9 agosto. La morte di mio padre tornerà a essere un fatto intimo personale familiare della comunità che ha amato mio padre, fino a quando non ci avranno dimostrato di fare sul serio nella ricerca della verità».
E così, un anno dopo, sarà per Rosanna Scopelliti e per sua figlia. «Avevo sette anni il 9 agosto del 1991. Oggi è mia figlia ad avere la stessa età e a chiedermi perchè il nonno è stato ucciso e non la può portare a mare. Trentadue anni dopo - commenta - ascolto da mia figlia le stesse domande che mi ponevo quando cercavo di ritrovare tra le stanze di una casa vuota un abbraccio o un sorriso perso per sempre. E non ho una risposta».
Un omicidio ancora senza giustizia e verità processuale. Anche se sin da subito piuttosto chiaro, tanto che il dottor Giovanni Falcone ebbe a scrivere solo otto giorni dopo su La Stampa: «L'ultimo delitto eccellente, l’uccisione di Antonino Scopelliti, e stato realizzato, come da copione, nella torrida estate meridionale cosicché, distratti dalle incombenti ferie di Ferragosto e dalla concomitanza di altri gravi eventi, quasi non vi abbiamo fatto caso. Unico dato certo e la eliminazione di un magistrato universalmente apprezzato per le sue qualità umane, la sua capacita professionale e il suo impegno civile. Ma ciò ormai non sembra far più notizia, quasi che nel nostro Paese sia normale per un magistrato, e probabilmente lo e, essere ucciso esclusivamente per aver fatto il proprio dovere».
Il proprio dovere, appunto. Ovvero rappresentare la pubblica accusa all’udienza del 30 gennaio 1992 nel Maxiprocesso a Cosa nostra. Purtroppo non ci arriverà.

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