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Porto di Gioia Tauro, la rivoluzione del lavoro resta ancora a... metà

Dopo il referendum di aprile difficoltà nel cambio dei turni. Avviata la lotta all’assenteismo che adesso è a livelli bassi

Avrebbe dovuto essere una rivoluzione epocale e immediata quella della nuova organizzazione lavorativa nel porto di Gioia Tauro. Invece a distanza di tre mesi il referendum che modificava il contratto integrativo degli oltre mille lavoratori portuali è stato attuato solo in parte. O meglio solo per quanto riguarda la parte economica con un lieve aumento delle buste paghe e sulla flessibilità. Qualche ritocco c’è stato anche sulla parte relativa alla lotta all’assenteismo perché i nuovi criteri di misurazione e concessione dei premi sono legati alla effettiva presenza nei turni degli operatori. Su questo l’azienda terminalista sin dal suo subentro alla vecchia Mct ha investito molto.

Ha avviato un percorso sia rigido di controlli, richiami e sanzioni ma anche flessibile confluito con la concessione di benefit e altre utilità confluite anche in parte nella contrattazione collettiva integrativa sponsorizzata dai sindacati (non tutti).

Fra le condizioni previste dal nuovo contratto anche il cambio della turnistica. Qui, però, i problemi organizzativi si sono fatti sentire. E ancora a distanza di oltre mesi dall’entrata in vigore delle nuove norme l’organizzazione lavorativa non è cambiata. Squadre che da anni lavoravano quasi a memoria rischiavano di essere smembrate, lavoratori che arrivavano a Gioia da luoghi lontani e quindi con difficoltà logistiche. Ma anche un cambio che aveva bisogno di un periodo di rodaggio. Secondo quanto trapelato nella giornata di ieri comunque si è arrivati al punto di chiusura di questo complesso iter di modifica dei turni.

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