Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Bimba in lacrime allontanata dalla chiesa a Gerace, la verità di don Franco: «Mai pronunciato quelle parole»

Era stato il padre della bimba a scrivere al vescovo le proprie rimostranze per quanto denunciato per iscritto, trasmettendo la lettera a tutte le testate giornalistiche del territorio

«Non ho mai pronunciato quelle parole. Anzi, in quella occasione non ho detto proprio nulla». Sono le parole don Franco Labadessa, sessantottenne parroco della Basilica Concattedrale di Santa Maria Assunta in Gerace, che ha atteso la conclusione degli accertamenti interni alla Diocesi per respingere le critiche di chi lo ha accusato di aver allontanato, durante la celebrazione di un matrimonio, una bambina autistica di tre anni dalla chiesa perché piangeva.
Come si ricorderà, era stato il padre della bimba a scrivere al vescovo le proprie rimostranze per quanto denunciato per iscritto, trasmettendo la lettera a tutte le testate giornalistiche del territorio metropolitano e ricevendo la solidarietà del presidente dell’associazione Diritti Diversamente Abili Vito Crea, da sempre particolarmente sensibile al tema dell’inclusione sociale dei giovani affetti da autismo.
Lo stesso vescovo della Diocesi di Locri-Gerace, mons. Francesco Oliva, ha telefonato al padre della bimba, manifestando il proprio rammarico per una vicenda che, come ha ricordato, «non era mai accaduta in uno dei paesi della Diocesi». Un messaggio, quello del presule, che è stato definito «di profonda sensibilità» dai familiari della bambina, tanto da trasmetterlo agli organi di stampa in una seconda nota, nella quale si fa altresì riferimento a quelle che sono state definite «le scuse del sacerdote che ha celebrato la cerimonia» col quale la famiglia ha scritto di «aver avuto uno scambio di punti di vista».
Trascorsa una decina di giorni, don Franco Labadessa offre una versione dei fatti completamente diversa, ribadendo di non aver detto nulla durante la celebrazione e di sentirsi molto rammaricato per la sovraesposizione mediatica subita e, ancora di più, per i commenti che molti utenti dei social network hanno espresso sull’accaduto.

Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio

Caricamento commenti

Commenta la notizia