Sembrano essere diventati introvabili, merce rarissima, nonostante mercato del lavoro nella nostra regione non offra tantissime alternative per chi non ha un’alta formazione scolastica. I calabresi non hanno nessuna voglia di lavorare in campagna e le aziende agricole si trovano, ogni anno, a lottare per riuscire a trovare una manciata di operai che accettino di lavorare nei campi. Il mondo dell’agricoltura Reggina, così come quello del resto della Calabria, lancia l’allarme poco prima delle grandi campagne di raccolta: servono braccianti e ancor più operai specializzati per portare a compimento la campagna autunnale negli uliveti, negli agrumeti, nei campi di kiwi. «È un problema che è iniziato a manifestarsi una decina di anni fa, ma adesso ha superato i livelli di guardia». Consuelo Garzo è una imprenditrice agricola di Seminara, nella Piana di Gioia Tauro. La sua azienda, che gestisce insieme alle sue due sorelle, produce un extravergine di oliva di altissima qualità e da anni ormai si trova a combattere contro la penuria di manodopera, soprattutto durante il periodo di raccolta del frutto.
Parla Pietro Sirianni, presidente di Coldiretti di Reggio Calabria
Raccoglie le lamentele e le richieste d’aiuto da parte degli imprenditori agricoli ormai da anni. La Coldiretti conosce bene il problema della carenza di manodopera nelle campagne della provincia di Reggio Calabria. Un problema divenuto cronico negli ultimi anni per una serie di circostanze che il presidente Pietro Sirianni definisce «evidenti». «Il reperimento di braccianti – spiega il presidente di Coldiretti Reggio Calabria - è divenuto difficile, ancora di più lo è trovare operai specializzati, come i potatori, quelli che sappiano fare gli innesti e anche dei trattoristi che siano capaci fare i trattamenti». Sirianni sottolinea che qualche anno fa «c’era una maggiore disponibilità di manodopera di extracomunitari regolari, ora il numero è calato drasticamente. Alle aziende e alla nostra organizzazione non è sfuggito che la poca manodopera presente nel nostro territorio stia speculando sulla paga sindacale chiedendo di più di quanto è previsto dai contratti degli agricoli. Una situazione che questo si ripercuote sull’aumento del prezzo dei prodotti». Il decreto flussi doveva aiutare le aziende in questo senso facendo entrare manodopera extracomunitaria, «ma – sottolinea Sirianni - la quota è risultata irrisoria rispetto alle reali necessità delle aziende. Da una stima di Coldiretti, tra stranieri e italiani si è registrato un calo del 40% di lavoratori negli ultimi anni. L’effetto più evidente di quel calo è la penuria di lavoratori, soprattutto, nel periodo delle campagne di raccolta». Davanti a un problema divenuto cronico, aggiunge il presidente di Coldiretti Reggio Calabria, anche fare investimenti per gli imprenditori agricoli diventa un rischio, perché «non hanno la certezza che riusciranno a portare a termine la raccolta. Così diventa difficile firmare contratti di conferimento con le grandi piattaforme, perché quei contratti si devono onorare e se non si riesce a consegnare la merce si va incontro a pesanti penali. Il problema si sta aggravando, mettendo in seria difficoltà il comparto agricolo». Le cause principali per Sirianni sarebbero «alcuni provvedimenti emanati dal governo nazionale. Il reddito di cittadinanza si è rivelato poco incisivo perché non ha di certo aiutato le aziende e dall’altro, in molti casi ha portato una sorta di “ricatto illegale” di alcuni soggetti poco onesti che si presentavano chiedendo di essere assunti in nero per poter continuare a intascare il reddito di cittadinanza. Non abbiamo dati certi ma dai racconti degli associati questo è il quadro che siamo riusciti a ricostruire».