Ha acceso il dibattito per anni. Il vulnus democratico dello statuto dell'Ateneo reggino è stato superato. E l'ufficialità arriva dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. L'Università Mediterranea ha riformato la Magna Carta che disciplina il funzionamento degli organi dell’Ateneo. Il rettore Giuseppe Zimbalatti aveva abbracciato nelle linee programmatiche del suo mandato le istanze degli studenti da una parte e del personale amministrativo dall'altra. Due espressioni importanti della comunità accademica hanno chiesto per anni di partecipare ad uno dei momenti chiave nella vita dell'Ateneo, quella della scelta del rettore. Votazione da cui queste due voci erano di fatto estromesse, visto che dopo il terzo turno erano estromessi dal voto. La proposta di abrogazione del comma 8 dell’art. 17 è stata accolta all'unanimità. Un percorso avviato un anno addietro, quando la guida dell'Ateneo c'era il decano, Costabile, a seguito della richiesta formalizzata dal Consiglio degli studenti così come prevedono le modalità dello statuto.
Poi il percorso ha seguito il suo iter, ed a maggio l'abrogazione è stata approvata all'unanimità dal Senato accademico. Un traguardo atteso, maturato dopo anni di battaglie in cui le diverse espressioni del mondo sindacale hanno più volte chiesto e contestato le scelte dell’Ateneo.
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