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"Gravi conseguenze per i porti". Gioia Tauro confida nel "blocco dei 6"

I timori per la delocalizzazione dei traffici coinvolgono più Paesi che ora pressano sull’Ue. Tutti (tranne la Francia) spingono per correggere il tiro sull’Ets A Palazzo Campanella una seconda mozione: la posizione del Pd

Protesta l’Italia per salvare il porto di Gioia Tauro, ma prendono posizione contro gli effetti dell’Ets anche Portogallo, Malta, Grecia, Cipro e Belgio, mentre in Spagna si sono già fatte sentire la regione autonoma dell’Andalusia e la Comunità Valenciana. C’è un blocco di almeno sei Paesi che preme sulla Comunità Europea per la modifica – o meglio ancora per una moratoria – della normativa che dall’1 gennaio 2024 introdurrà un sistema di tassazione sulle emissioni inquinanti delle navi destinato a favorire i porti extra-Ue del Nord Africa.
Al Consiglio ambiente dell’Ue, lunedì scorso, il ministro italiano Gilberto Pichetto Fratin ha chiesto di esaminare possibili soluzioni, come la compensazione finanziaria: «Dobbiamo mettere in atto misure correttive. L’Ets, così com’è, avrà gravi conseguenze negative per la competitività dell’industria dell’Ue». A conclusione della loro informativa, le delegazioni di Italia, Grecia e Portogallo hanno invitato ad adottare «misure correttive nel più breve tempo possibile, al fine di evitare gravi conseguenze economiche, sociali e ambientali che deriverebbero dall’applicazione delle norme attuali». Da parte sua, per Malta, la ministra Miriam Dalli ha invitato «ancora una volta» la Commissione Europea «ad affrontare le potenziali lacune che portano a condizioni di disparità tra i porti dell’Ue e quelli extra-Ue. Altri Paesi hanno aderito a questo appello, chiedendo alla Commissione Europea di gestire la questione», ha aggiunto Dalli.
La protesta generalizzata potrebbe favorire soluzioni anche per Gioia. La speranza riversata sul “blocco dei 6” è condivisa dall’eurodeputato Denis Nesci che, incontrando la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, ha espresso l’auspicio che una revisione della direttiva «già nella fase iniziale della sua applicazione» avvenga «attraverso anche una sinergia istituzionale con tutti gli altri Paesi del Mediterraneo». Nel frattempo, il governo italiano non ha intenzione di stare alla finestra.

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