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Reggio, "Atto Quarto": forniture solo dalle ditte “amiche” per espandere la forza della cosca

La Procura antimafia ha disposto il sequestro di 11 aziende. La strategia delineata dagli indagati intercettati: «Te le devi prendere, stai sicuro che ti facciamo risparmiare, non ti facciamo “mpizzare”»

«E non glieli puoi portare pure tu, scusa? Entrano con i bicchieri piano, piano, piano ... tu ti siedi, cioè ... vuoi, vuoi che parlo io, se non sai parlare tu? Non gli devi dire ... inc ... , qualsiasi cosa deve venire da noi lui. Quando viene qualcuno aspetta un attimo che devo parlare con ... inc ... E glielo dici, hai capito? Così ... inc ... parla con lui, Seby, bello, noi ti stiamo favorendo in tute le cose ... te le devi prendere, stai sicuro che ti facciamo risparmiare, non ti facciamo “mpizzare”». Per la Direzione distrettuale antimafia, il pool di Pubblici ministeri coordinato dal procuratore Giovanni Bombardieri che ha firmato il blitz “Atto Quarto” contro la potente 'ndrina Libri, è illuminante la conversazione intercettata tra due indagati per ricostruire come le gerarchie moderne della cosca di Cannavò imponevano forniture e commesse attraverso le ditte amiche.

Non solo arresti - 28 misure cautelari, di cui 23 in carcere e 5 ai domiciliari - nell'operazione “Atto Quarto”, ma anche sequestri preventivi per milioni e milioni di euro. Il Gip Flavia Cocimano ha disposto i sigilli per 11 società «riconducibili ad imprenditori indagati per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa», tutte aziende operanti nel settore dell'edilizia, delle costruzioni, immobiliare con le eccezioni di un'impresa di pulizia e una ditta specializzata in prodotti “gluten free”.

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