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Reggio, lo strano caso del noto psichiatra Gabriele Quattrone: assolto dopo un lungo calvario giudiziario

Accusato di falso e corruzione in atti giudiziari per favorire la scarcerazione di un detenuto al 41 bis, ma la sua perizia lo giudicava compatibile col carcere

Il dr. Gabriele Quattrone, primario neurologo del Policlinico di Reggio Calabria, psicologo e psicoterapeuta, psichiatra forense di fama nazionale, accusato, di avere falso in perizia e corruzione in atti giudiziari finalizzato a favorire un detenuto ristretto in regime 41 bis (carcere duro), nella qualità di perito della Corte di Appello del Tribunale di Catanzaro, è stato definitivamente assolto «perché il fatto non sussiste». L’assoluzione con formula piena e irrevocabile è stata pronunciata dopo quattro mesi di carcerazione e molti anni di calvario processuale. Il fatto paradossale, però, è che le accuse di falso in perizia e corruzione in atti giudiziari non avevano ragion d’essere in quanto il dr. Quattrone aveva giudicato il detenuto compatibile col carcere ma il “particolare” era sfuggito ai consulenti medici del Procuratore Aggiunto presso la Dda di Catanzaro, Vincenzo Luberto.
L’odissea del dr. Quattrone inizia quando, su incarico della dott. Garcea, presidente della Corte di Appello del Tribunale di Catanzaro, giudica un detenuto, ristretto nel Carcere di Torino, compatibile col regime carcerario. La Garcea lo incarica dopo qualche mese di aggiornare velocemente l’osservazione, in ragione del fatto che il detenuto, trasferito nel Carcere di Parma, avrebbe messo in atto comportamenti autolesivi. Visitato il paziente, confrontatosi con i sanitari, letta la cartella clinica e preso atto che gli psichiatri di Parma hanno incrementato il dosaggio dei farmaci anti schizofrenici prescritti a Torino, il dr. Quattrone concluse che il detenuto era compatibile col carcere ma andava trasferito in un carcere più qualificato in senso psichiatrico, ovviamente scelto dal Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria (DAP). La valutazione coincideva con quella del Direttore Sanitario del carcere di Parma il quale, avendo assodato che il suo carcere non garantiva la giusta assistenza psichiatrica al detenuto sollecitava il DAP a trasferirlo con urgenza in un ambiente adeguato, declinando ogni responsabilità in caso di ritardo.
Il detenuto verrà trasferito nel carcere di Rebibbia dopo che un nuovo Perito d’Ufficio avrà confermato le indicazioni del Direttore Sanitario e del dr. Quattrone. Sulla base del giudizio del dr Quattrone i Magistrati della Corte di Appello di Catanzaro respinsero la richiesta avanzata dai difensori del detenuto di incompatibilità con la detenzione carceraria.
Sembra una vicenda kafkiana. Come erano le sue notti in carcere?
«Le affrontavo con l’aiuto del Tavor e dei fantasmi dei familiari e di pochi amici, come Mimmo De Maio e Hugo Pratt. Sparivano tutti, assieme al Tavor, in un frullo d’ali prima che facesse giorno».
Come interpreterebbe la sua vicenda?
«Come una vicenda degna di essere portata in scena da Aldo, Giovanni e Giacomo nelle vesti dei medici del collegio peritale. Come nel teatro dell’assurdo, i tempi e i modi della mia storia hanno conosciuto una successione di eventi apparentemente privi di logica e significato, legati da labili ed effimere tracce. I dialoghi e i riferimenti, ripetitivi e serrati, erano talmente privi di senso da suscitare addirittura il sorriso, ove si fosse dimenticato il pubblico ludibrio di una carcerazione e di un processo per falso in perizia e corruzione in atti giudiziari. Avrei potuto ipotizzare che il mio operato fosse stato semplicemente frainteso da persone che hanno puntualizzato i dettagli minimi trascurando l’insieme, sino ad accusarmi di un’inesistente compiacenza nei riguardi del detenuto, se un petulante uccellino non si fosse ostinato a citare il senatore Andreotti: “A parlare male degli altri si fa peccato ma spesso si indovina”. Quale reato avrei commesso giudicando il detenuto compatibile col carcere e uniformandomi integralmente alle indicazioni del Direttore Sanitario del Carcere di Parma?».

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