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Architetto ucciso a Pescara, chiusa l'inchiesta: 3 indagati. C'è un Reggino

La Procura del capoluogo adriatico ha chiuso l’inchiesta riguardante l’agguato del primo agosto 2022, nel bar del Parco, a Pescara, in cui fu ucciso l’architetto Walter Albi, 66 anni, e ferito gravemente l’ex calciatore Luca Cavallito, 49 anni. Tre gli indagati: il pescarese Cosimo Nobile, detto Mimmo, presunto esecutore dell’omicidio; Natale Ursino, originario di Locri (Reggio Calabria) e residente nel Teramano, legato alla 'Ndrangheta e ritenuto il mandante; e il pescarese Maurizio Longo «contatto qualificato - è scritto nell’avviso di conclusione delle indagini - di Ursino, quale procacciatore del casco, del motorino KTM 690 e della pistola «Beretta» modello 98 FS, calibro 9X21».

Dalle indagini è emerso che «Albi e Cavallito dovevano essere puniti per non avere, Albi, restituito svariati prestiti in denaro, per aver derogato - si legge nell’avviso di conclusione delle indagini - agli accordi assunti per l’effettuazione di una traversata transoceanica in qualità di skipper volta ad assicurare il trasporto ed il conferimento presso la destinazione finale di sostanze stupefacenti e/o il traghettamento di persone latitanti o gravate da pregiudizi penali verso l’Australia, nonchè per aver violato l’accordo solutorio condiviso con Cavallito, in ben due circostanze, del risarcimento di un debito non onorato». Cavallito «secondo il mandante Ursino - si legge ancora nell’avviso della Procura - avrebbe violato anche gli accordi con Ursino stesso e con Nobile, connessi ad un pregresso traffico transfrontaliero di stupefacenti, di tipo cocaina, la cui dotazione non risultava pervenuta nel porto concordato né oltremodo recuperata dal Cavallito».

La sera del delitto Albi e Cavallito erano seduti al tavolo, quando l’aggressore, casco integrale sul volto, giacca nera, pantaloni più chiari, zaino sul petto, pistola in pugno, esplose i colpi di pistola. Prima i colpi dall’esterno del bar, attraverso la siepe, con cui ferì i due , seduti entrambi allo stesso lato del tavolo. Poi entrò nel dehor, passando tra i vasi, e sparò ancora, a distanza ravvicinata, mirando alla testa. L’architetto morì sul colpo, mentre il 49enne, in condizioni disperate, fu trasportato in ospedale.

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