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«Cambio cella nel plesso San Pietro di Reggio: serviva l’autorizzazione di Cortese»

In Tribunale la testimonianza dell’ex vice comandante, Sergio Aldo Floresta

Un collaboratore di giustizia dal lungo passato da esponente di primo piano delle gerarchie moderne della ’ndrina Serraino. Ruolo apicale che Maurizio Cortese aveva “trasferito” nel periodo in cui è stato detenuto nelle carceri di via San Pietro, ingrossando secondo l’accusa la sequenza di favoritismi consumati negli anni in cui era direttrice la dottoressa Maria Carmela Longo. Intemperanze, e presunte corsie preferenziali, ricostruite in Tribunale dal teste Sergio Aldo Floresta, vice comandante dal dicembre 2014 fino poi a febbraio 2022 (verbale di udienza dello scorso 12 ottobre). Compreso «il potere sul cambio cella» esercitato dal detenuto Maurizio Cortese. Il teste Floresta chiarisce il punto: «Intendevo per potere nel cambio cella, perché... e alcuni detenuti, mi raccontò sempre questa fonte confidenziale, non facevano domande di cambiare una cella se non erano autorizzati da... o da Cortese Maurizio». Pm Sabrina Fornaro: «Le domande di trasferimento cella erano indirizzate sempre a Lei?». Teste: «Sì». Pm: «Qual era la ripartizione di competenze tra Lei e il comandante?». Teste: «Allora, secondo l'ordine di servizio iniziale che fu stipulato quando arrivai al carcere di Reggio, erano competenza mia e del comandante. Nello specifico, io dovevo riferire al comandante di quelli che erano i casi diciamo più particolari o più rilevanti, altrimenti la potevo decidere io. Successivamente, l'ordine di servizio...».

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