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Processo per favoritismi nel carcere di Reggio: il detenuto Maurizio Cortese tra strane pretese e intemperanze

«È il direttore che può decidere su tutto. Non esiste competenza esclusiva del comandante»

Convincente e incontentabile allo stesso tempo Maurizio Cortese, da anni collaboratore di giustizia e negli anni dei presunti favoritismi nel carcere di Reggio tra i detenuti con maggiore ascendente da un’ala all’altra del plesso “San Pietro”. Convincente per aver ottenuto il cambio cella nonostante l'iniziale “No” del vicecomandante; incontentabile perchè a cambio cella concesso pretendeva che fossero gli amici a raggiungerlo e non l'esatto contrario come disposto dai vertici dell'istituto penitenziario. Anche questo spaccato è emerso dalla testimonianza resa in Tribunale dall'ex vicecomandante Sergio Aldo Floresta, citato dal Pubblico ministero Sabrina Fornaro nel processo per la presunta serie di favoritismi negli anni di direzione Maria Carmela Longo (tra i tre imputati).

Pm: «Lei dice: “Il detenuto Cortese ha chiesto di parlare con il comandante”. Il difensore pure?». Teste: «È andata a parlare personalmente col comandante, insistendo che era necessaria per una questione psicologica del detenuto, che si sentiva stressato». Pm: «Solo questo, sentirsi stressato? O c'era qualcosa di più specifico?». Teste: «Non mi risulta che in atti ci fossero perizie psichiatriche. E il detenuto stesso, quando poi andai nel reparto e gli dissi di spostarsi, lo ha ripetuto a me». Pm: «Ha detto prima, il comandante La Cava le ha riferito che lui aveva deciso di autorizzare, e le ha detto che anche la direttrice aveva deciso di consentire». Teste: «Sì». Pm: «Perché poi la decisione vera e propria era del comandante?» Teste: «Secondo l’ordine di servizio, era stata delegata a me. Poi, certo, gerarchicamente è organizzato per come è il carcere...». Pm: «Dico tra comandante e direttrice». Teste: «No, nel carcere tutto decide il direttore, può decidere su tutto. Non esiste una competenza esclusiva del comandante». Pm: «Quindi, il La Cava le disse: “Io e la direttrice abbiamo deciso di consentire questo spostamento”». Teste: «Sì».

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