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Omicidio Tripodi a San Luca, si cerca il sangue di uno del killer

L' inchiesta dopo 38 anni, domani l’incidente probatorio

Sebastiano Nirta

È Sebastiano Nirta alias “Scalzone”, 66 anni, di San Luca ma residente a Bovalino, di professione imprenditore, uno dei quattro sanluchesi (sugli altri tre nomi non ci sono ancora conferme ufficiali) che la Procura distrettuale antimafia diretta da Giovanni Bombardieri, ha iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio del brigadiere dei carabinieri Carmine Tripodi, assassinato alla periferia di San Luca il 6 febbraio del 1985. L’indagine, a cura dei pm Alessandro Moffa e Diego Capece Minutolo, riguarda “accertamenti tecnici irripetibili di tipo biologico” affidati al Ris di Messina su alcuni reperti rinvenuti nell’Ufficio corpi di reato del Tribunale di Locri (indumenti, sassi, toppe d’asfalto e altro) rinvenuti sulla scena del delitto, finalizzati alla rivelazione di materiale organico (sangue) utile all’estrapolazione di un profilo genetico per identificare gli autori dell’omicidio del sottufficiale dell’Arma. Stando a quanto è emerso, come anticipato dal nostro giornale nell’edizione di ieri, l’inchiesta riaperta dalla Procura distrettuale reggina coinvolge anche altre persone, di cui al momento non sono note le generalità. Gli accertamenti tecnici di natura biologica sui reperti sequestrati saranno effettuati entro domani a Messina, nei laboratori specialisti dei carabinieri del Ris.

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