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Porto di Gioia Tauro, sul caso Ets lo spettro di infrazioni Ue

II viceministro Rixi: «Modifiche, ma nel rispetto di norme accettate»

L’attesa si fa snervante, con gli occhi e le orecchie rivolti a Bruxelles. Se è vero che il governo italiano, facendo squadra con altri Paesi europei, sta lavorando per evitare che l’entrata in vigore della normativa sulle emissioni dall’1 gennaio 2024 affossi Gioia Tauro ed altri porti di transhipment, è altrettanto chiaro che i margini di manovra sono stretti e i tempi lo diventa ogni giorno di più. Proprio ieri, fra l’altro, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue il regolamento di esecuzione della direttiva che include Tanger Med e Port Said nell’ormai famoso “elenco dei porti di trasbordo limitrofi”: una soluzione che tale del tutto non è.
Dopo che il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha posto la questione alla presidente della Commissione Euroea Urusla Von der Layen, dell’Ets – e soprattutto dei suoi effetti collaterali a svantaggio dei porti europei favorendo, invece, quelli del Nord Africa senza ridurre peraltro la quantità complessiva delle emissioni – si è discusso anche in commissione trasporti della Camera nell’ambito dell’esame di tre risoluzioni sul sistema portuale nazionale.
Agli atti dell’organismo c’è già una relazione – di cui la “Gazzetta” ha scritto ieri – con la quale l’Autorità garante della concorrenza e del mercato chiede modifiche nell’applicazione della normativa che «appare suscettibile di distorcere la concorrenza a svantaggio dei porti italiani e di altri Paesi Ue specializzati nel transhipment». Per ultimo, ha delineato uno scenario con molte ombre il viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, Edoardo Rixi, sentito un audizione.

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