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I narcos di Reggio: dubbi della Corte di Cassazione sulle intercettazioni registrate in Francia

Sono utilizzabili le intercettazioni registrate in Francia e riversate in un’indagine italiana che ha incastrato un gruppo di indagati presunti narcotrafficanti che operavano nell’orbita della ’ndrangheta reggina? Ed è utilizzabile in Italia la prova raccolta all’estero, quindi priva di una rigorosa provenienza ed origine, ricavata dalle comunicazioni che gli indagati si erano scambiate su una “chat” operante su una piattaforma di messaggistica criptata? Per la Corte Suprema di Cassazione ci sono profondi dubbi a tal punto da annullare, con rinvio, l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa a Milano (crocevia degli affari) nei confronti del 46enne reggino Bruno Iaria, accusato di «avere fatto parte di un'associazione per delinquere, dedita al traffico illecito di sostanza stupefacente del tipo cocaina importata dall'estero, nonché per avere concorso nell'acquisto di ingenti quantitativi di cocaina». Ed inoltre, accogliendo i temi giuridici esposti dai penalisti del Foro di Reggio Calabria, gli avvocati Giacomo Iaria, Caterina Malara e Santo Iaria, i Giudici “Ermellini” hanno rimesso il contrasto giuridico - tema delicato a tal punto da rischiare di far crollare l'intero impianto accusatorio sostenuto dalla Dda milanese che grava sul gruppo di narcotrafficanti espressione della 'ndrangheta reggina con base operativa a Milano - alle sezioni unite della Corte Suprema di Cassazione, ponendo due quesiti: «Se in tema di mezzi di prova le acquisizione mediante OEI (ordini europei di indagine) di messaggi su chat di gruppo presso Autorità giudiziaria straniera che ne ha eseguito la decrittazione costituisca o meno acquisizione di “documenti e di dati informatici”; se, inoltre tale acquisizione debba essere oggetto ai fini della utilizzabilità dei dati in tal modo versati in atti, di preventiva o successiva verifica giurisdizionale della sua legittimità da parte della Autorità giudiziaria nazionale».

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