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Porto di Gioia Tauro, più costi fino a 34 mln per l’Ets. Il governo si giocherà un’altra carta

La linea è sempre la stessa: l’Ets, così com’è, non può andar bene. E il governo italiano continua a chiedere correttivi. «Lunedì 4 dicembre, al Consiglio europeo sui trasporti, l’Italia e gli altri Paesi contrari, che sono saliti a 7, ribadiranno l’opposizione al meccanismo Ue di tassazione sui porti in base alla direttiva europea Ets, che rischia di desertificare il mare italiano a vantaggio della portualità nordafricana», ha confermato il vicepremier e ministro di Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, nel suo intervento al forum di Conftrasporto. Del “cartello dei sette” fanno parte, con l’Italia, anche Spagna, Portogallo, Malta, Grecia, Cipro e Croazia: tutti lamentano che il meccanismo previsto dalla direttiva Ue sulla tassazione delle emissioni inquinanti risulterebbe particolarmente penalizzante per gli scali portuali europei, come quello di Gioia Tauro, a vantaggio di quelli del Nord Africa. «A colpi di tasse non si va da nessuna parte», ha ripetuto fino a ieri Salvini che aveva già alzato i toni nei giorni scorsi a Gioia Taro: «Mettere tasse sui porti e tasse sulla casa, puntare sulle auto tutte elettriche non è qualcosa che aiuta l’Italia o l’Europa, ma aiuta solo la Cina. Faremo di tutto col governo per bloccare queste tasse che rischiano di farci perdere il lavoro». E a poco - secondo una visione ormai condivisa da tutti gli osservatori - varrebbe la soluzione finora messa in campo dalla Commissione Europea con l’inserimento del marocchino Tanger Med e dell’egiziano Port Said nell’ormai famigerato elenco dei “porti di trasbordo di container limitrofi”.

Lo stesso MMF fa sapere che «le principali compagnie di navigazione hanno comunicato formalmente che il differenziale di costo annuale potrebbe essere di 34 milioni di euro a seconda della rotta.

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