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'Ndrangheta a Rosarno: minacce al medico per evitare il carcere a Domenico Arena e pressioni sull'ex moglie di Rosario perché tornasse "in famiglia"

Un medico costretto sotto minacce a redigere un falso certificato medico per consentire ad un indagato di eludere il carcere. E' uno degli episodi contestati dalla Dda di Reggio Calabria a Domenico Arena, di 69 anni, già condannato in via definitiva per associazione mafiosa, e suo figlio Rosario, di 44, ritenuti vicini alla cosca di 'ndrangheta Pesce di Rosarno e arrestati stamani dai carabinieri del gruppo di Gioia Tauro. Per entrambi l’accusa è estorsione e violenza privata, aggravati dalle modalità mafiose.

Oltre ad un rodato sistema estorsivo attraverso il quale la famiglia Arena da 18 anni teneva sotto scacco un'impresa agricola di Candidoni (il controllo andava dai proventi, alle assunzioni, alla stessa politica aziendale), le indagini hanno permesso di portare alla luce un altro "filone".

Pressioni su un medico per "liberare" Domenico Arena

Grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali, la Dda ha scoperto anche le numerose minacce subite dal professionista con lo scopo di ottenere un certificato che sarebbe servito per eludere il carcere e usufruire del beneficio degli arresti domiciliari. Alla vittima era stato chiesto di redigere una relazione che attestasse l’impellente necessità per Domenico Arena, all’epoca detenuto, di effettuare un intervento chirurgico ed il successivo trattamento di riabilitazione neuro-motoria. Il professionista, raggiunto anche mediante l’intercessione di un compagno di cella di Arena e della rispettiva consorte, è stato più volte ingaggiato, sia telefonicamente che di presenza, affinché realizzasse, in tempi brevi e con modalità pedissequamente definite dal congiunto ristretto, l’attestazione necessaria ad ottenere la misura alternativa.

Minacce e angherie all'ex moglie di Rosario perchè tornasse "in famiglia"

Altre minacce sono state rivolte all’ex moglie di Rosario Arena. La donna avrebbe subito pressioni ed angherie finalizzate, tra l’altro, ad indurla sia a riavvicinarsi al contesto familiare, dal quale si era discostata con la separazione, sia a partecipare alle attività criminali della famiglia. La donna si è rivolta ai pm della Dda di Reggio Calabria a cui ha raccontato tutto. Secondo gli inquirenti, mentre era ancora detenuto, attraverso i figli Rosario Arena avrebbe detto all’ex moglie che, una volta scarcerato, «avrebbe sistemato tutto». Suo padre Domenico Arena, invece, utilizzando un falso profilo Facebook, avrebbe pubblicato frasi indirizzate alla donna sulla cui bacheca il suocero avrebbe scritto «dovrai morire di fame» e, successivamente, in uno scambio di messaggi «le offriva la somma di 100mila euro se fosse tornata a vivere con il figlio».

«Le condotte e la personalità mafiosa degli Arena in uno alla loro elevatissima pericolosità sociale non lasciano dubbi sulla necessità cogente dell’applicazione ai predetti della massima misura custodiale» ha scritto il gip per motivare l’arresto di Domenico e Rosario Arena.

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