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Reggio, violenze e torture in carcere? Intercettazioni da trascrivere

Al via davanti al Tribunale collegiale il processo per la presunta aggressione a un detenuto. Slitta la testimonianza di uno dei principali investigatori della Polizia Previste decine di escussioni per ricostruire la dinamica del pestaggio

Un legittimo impedimento blocca la prima testimonianza, davanti al Tribunale collegiale (presidente Silvia Capone, giudici a latere Carla Costantino e Claudia Colli), nel processo per le violenze e il presunto caso di tortura consumati all'interno delle carceri reggine. Era il giorno, ieri all'Aula bunker, del funzionario della Squadra Mobile di Reggio Calabria, il dottore Paolo Valenti, tra i principali componenti il pool investigativo, ma ha dato forfait ovviamente per ragioni istituzionali comunicate con la necessaria tempistica alla Procura e al Tribunale. Testimonianza, la prima della lunghissima lista presentata dall'Ufficio di Procura, che sarà replicata il 22 gennaio 2024. L'udienza di ieri è stata impiegata per adempiere ad un passaggio non secondario, ma delicato e nevralgico ai fini del procedimento stesso: è stato conferito l'incarico al perito di ufficio per trascrivere le intercettazioni, tra le assi portanti dell'impianto accusatorio.
Al centro del dibattimento una delle vicende più delicate della recente cronaca cittadina: da ricostruire la terribile giornata vissuta all'interno del plesso penitenziario “San Pietro”, il 22 gennaio 2022, quando il detenuto napoletano, Alessio Peluso, sarebbe stato picchiato, e sarebbe stato vittima di atti di tortura, dall'allora comandante della Polizia penitenziaria, Stefano La Cava, «in concorso» con cinque agenti.

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