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Rosarno, trattamento inumano in carcere: accolto il ricorso di Ciccio Pesce

La Corte di Cassazione ha dato ragione al boss al 41-bis fino al 2022

Trattamento inumano e degradante subito nella sezione 41 bis del carcere di Sassari-Bancali: la Prima Sezione della Suprema Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati Domenico Infantino e Giuseppe Pirozzo nell’interesse del loro assistito, Francesco Pesce cl. ’78, detto “Cicciu u testuni”, per il periodo di detenzione espiato da quest’ultimo, dal 23 giugno 2015 al 23 marzo 2022.
Francesco Pesce (condannato quale capo della famigerata ’ndrina “Pesce”), durante l’arco di tempo sopracitato aveva più volte rappresentato ai giudici competenti le condizioni disumane cui era stato sottoposto nell’istituto di Bancali, specificando, dettagliatamente come le condizioni strutturali di quella casa circondariale fossero già ex se considerate inadeguate ai fini della detenzione, in linea con i canoni espressi, più volte, dalle Giurisdizioni Superiori (nazionali e sovranazionali). Il detenuto rosarnese, per il tramite dei suoi legali, aveva lamentato la permanenza in una cella piena di umidità causata dalle infiltrazioni, con conseguente insorgere di muffa, deterioramento degli intonaci (produttivo di polvere) e degli arredi in metallo; tali condizioni, ancora, riguardavano un ambiente del tutto privo di un riciclo d’aria (o di flussi d’aria), quindi decisamente insalubre.

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