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’Ndrangheta e racket del pesce, i clan di Scilla alla resa dei conti

All’aula bunker la sentenza del processo con rito abbreviato “Nuova linea”

Camera di consiglio fiume e la sentenza del processo con rito abbreviato “Nuova Linea” che slitta di ora in ora. Estenuante l’attesa all’Aula bunker, la struttura di massima sicurezza di viale Calabria dove si cono celebrate tutte le udienze, per i 18 imputati coinvolti nell’operazione condotta dal pool antimafia, guidato da Giovanni Bombardieri, e dai Carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria con cui è stato inferto un duro colpo alle gerarchie moderne delle 'ndrine di Scilla, a capi, fiancheggiatori e sostenitori esterni delle cosche leader sul territorio, l'asse “Nasone-Gaietti”. A precedere il ritiro in camera di consiglio del Gup Margherita Berardi il deposito di una memoria difensiva. Nessuna coda, invece, sovvertendo le aspettative della vigilia per Procura e difese per repliche e controrepliche. Sul banco degli imputati i cosiddetti dirigenti del presunto gruppo criminale operativo a Scilla, chi avrebbe ricoperto un ruolo nevralgico nella strategia di imprimere una cappa mafiosa sulla comunità scillese tra imposizione del pizzo ai commercianti – è l'indagine che per prima ha svelato l’esistenza di una sorta di racket del pesce spada, del pescato del giorno, di altri prodotti tipici locali, ed in alcuni casi anche del pane da servire sui tavoli dei ristoranti di pesce nel borgo di Chianalea e sul lungomare con vista mozzafiato sulla baia scillese a favore di una ditta espressione della ’ndrangheta.

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