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Siderno: stessa spiaggia, stesso mare. Il Comune proroga le concessioni

L’atto di indirizzo deliberato dalla Giunta in attesa di una risoluzione del Governo nazionale. La direttiva Bolkestein “congelata” fino a dicembre 2024 per tutelare le strutture esistenti e non rischiare il dilatarsi dei tempi. Poi si vedrà

Un elemento di chiarezza nel dibattito nazionale ed europeo riguardante il rinnovo delle concessioni agli stabilimenti balneari. È quanto si coglie nell’atto d’indirizzo deliberato dalla Giunta comunale di Siderno lo scorso 29 dicembre che, nelle more di un intervento legislativo chiaro e univoco da parte del Governo Meloni, ha individuato nel termine del 31 dicembre 2024 il limite ultimo di conservazione dello stato attuale «allo scopo di garantire la continuità dei servizi all’utenza, la conferma degli introiti in favore di Stato, Regione, e Comune e la preservazione dell’infrastruttura che, ove non utilizzata, vedrebbe accelerare dinamiche di deperimento per carenza di manutenzione».
La decisione dell’esecutivo Fragomeni è stata presa «in attesa dell’adozione di uno o più decreti legislativi (previsti dall’articolo 4 della legge 118/2022) volti a riordinare e semplificare la materia delle concessioni e a definire i criteri per procedere agli affidamenti delle aree in concessione, in base a criteri omogenei (giusto equilibrio per aree libere e aree concesse) e a procedure imparziali, non discriminatorie, caratterizzate dall’ampia partecipazione, da avviare con adeguato anticipo rispetto alla scadenza».
Come è noto, infatti, nella giungla di disposizioni sul tema delle concessioni balneari, l’unico dato certo è la necessità di applicare la direttiva europea “Bolkestein” che pone fine al rinnovo automatico o per lunghi periodi di tempo per le concessioni balneari, introducendo la necessità di avviare procedure di selezione a evidenza pubblica, sul presupposto della scarsità delle risorse, intese come aree di spiaggia suscettibili di concessione a privati. Proprio la contestazione di quest’ultimo criterio, vista l’abbondanza di spazi costieri in Italia (e in particolare in Calabria) è il punto su cui il Governo italiano sta cercando di trovare un appiglio per rinviare l’entrata in vigore della direttiva.

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