A distanza di quattordici anni, il 7 gennaio segna l’anniversario della rivolta dei braccianti extracomunitari a Rosarno, un evento che scosse profondamente non solo la Piana di Gioia Tauro ma l’intero Paese, nel 2010. Quella che inizialmente sembrava una vicenda di cronaca locale esplose in una manifestazione drammatica di centinaia di stagionali africani che rivendicavano diritti negati e denunciavano sfruttamento e schiavitù.
In un ritorno ai luoghi che furono teatro di quei giorni tumultuosi, emerge una realtà complessa e ancora permeata da gravi problematiche. Il caporalato e il lavoro nero persistono, come evidenziato dalla sospensione di ben 27 imprese nella Piana nell’ultimo anno per non conformità alle norme. La tendopoli di San Ferdinando, sorta dopo lo sgombero della precedente bidonville, oggi presenta una situazione igienico-sanitaria critica e manca di gestione e coordinamento diventando anch’essa una nuova baraccopoli. Il sovraffollamento è evidente, permangono problematiche anche riguardo all’approvvigionamento di acqua e corrente elettrica che risultano insufficienti per soddisfare le necessità di tutti gli ospiti, specialmente durante il periodo invernale mentre le forze dell’ordine rappresentano l’unico presidio di legalità.
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