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Indagini sull’aggressione a Varapodio, don Giovanni si chiude nel silenzio

Il sacerdote è stato avvicinato in chiesa da ignoti, privato del cellulare e colpito in fronte con una testata

Nessuna dichiarazione sui fatti accaduti, nessuna esternazione pubblica. A tre giorni dall’aggressione subita nella chiesa di Santo Stefano, il sacerdote don Giovanni Rigoli non ha ancora rotto lo strettissimo riserbo. Riflessione e ricerca della serenità, queste le priorità per il parroco di Varapodio.
Sabato scorso, al termine di una funzione religiosa, il prete è stato avvicinato da ignoti, privato del cellulare e colpito in fronte con una testata violenta. Un fatto che ha richiesto il suo trasporto in ospedale e l’osservazione medica per diverse ore.
La vicenda ha fortemente scosso la Diocesi di Oppido – Palmi che, per voce del vescovo Giuseppe Alberti, ha parlato di «evento preoccupante».
Solidarietà è giunta da sacerdoti, fedeli, sindaci del territorio. Sul caso stanno indagando i carabinieri del comando stazione di Varapodio, coordinati dal maresciallo Luca Cozzo, con il coordinamento della Compagnia di Taurianova.
Proprio ieri mattina, don Giovanni Rigoli è stato accolto dal capitano dell’Arma Gaetano Borgese per ricevere la vicinanza e solidarietà. Stando alle informazioni raccolte nelle scorse ore, dopo l’ascolto del parroco, l’attività dei militari sarebbe rivolta al riscontro di eventuali telecamere di sorveglianza utili all’identificazione degli autori del gesto.

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